
Lodi
Secondo dati governativi, ripresi dal «Sole 24 Ore», nei prossimi dieci anni le scuole italiane perderanno 1 milione di alunni. Il calo è conseguenza della riduzione delle nascite non compensata a pieno dai nuovi arrivi dall’estero e, il solo rapporto fra 2024 e 2025, vede una discesa da 8,84 a 8,67 milioni. Dato che comprende anche le università. Se escludiamo quest’ultima fascia di studenti, abbiamo nel 2024 circa 7 milioni di iscritti, che scendono nelle stime a 5,9 milioni nel 2034.
La diminuzione della popolazione scolastica segue il trend della riduzione della popolazione nel suo complesso.
Va detto che il dato qui esposto è “generale”, cioè fotografa l’andamento nazionale. Al suo interno occorre differenziare tra zone che soffrono maggiormente il fenomeno delle culle vuote e l’invecchiamento della popolazione (soprattutto il Sud, le isole e le aree interne) e il Nord Italia - prevalentemente le città - che hanno una dinamica differente, con ritmi di spopolamento meno accelerati o addirittura con proiezioni di crescita.
In sintesi, in Italia il calo demografico e quello delle iscrizioni scolastiche sono e rimarranno realtà, tuttavia avverranno a velocità differenti da zona a zona.
Il Lodigiano e l’area del Sudmilano non esulano dal contesto appena descritto, anche se occorre fare alcune precisazioni. Il Sudmilano resta un’area molto dinamica, che ha visto crescere la popolazione negli ultimi trent’anni e che verosimilmente terrà botta anche negli anni a venire, sebbene con situazioni localmente differenziate: per fare un esempio, San Giuliano Milanese continua a crescere, sorretta anche da una immigrazione straniera mediamente giovane, San Donato Milanese invece pare abbia raggiunto ormai una sua maturità.
Quanto al Lodigiano, possiamo distinguere tra le città (Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo Lodigiano) che rappresentano poli di attrazione e alcune aree, la Bassa rurale ma anche l’Oltreadda verso Crema, che vanno via via spopolandosi, con una parallela perdita di servizi.
E qui si inserisce il tema della scuola, da cui siamo partiti. In numerosi comuni del nostro territorio la riduzione della popolazione, specie di quella in età scolare, è già un problema serio, con effetti tangibili: classi prime che non partono, accorpamenti, chiusura di plessi, alunni in trasferta con comprensibili disagi per le famiglie e perdita di socialità nei territori che vengono privati delle scuole.
Per contro, sono numerosi i comuni, anche piccoli, che hanno deciso di avviare importanti investimenti in ambito scolastico: ammodernamento delle strutture, ampliamenti, realizzazione di nuovi plessi, utilizzando fondi propri, regionali o l’occasione unica del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Verrebbe da chiedersi che senso abbia spendere tanti soldi per le scuole quando una parte di queste saranno destinate a svuotarsi. Credo sia un investimento sul futuro e anche il tentativo, in alcuni comuni, di provare ad attirare nuove famiglie evitando la morte sociale di questi centri. Pochi anni fa l’allora sindaco di Corte Palasio, il compianto Claudio Manara, rivendicava la decisione di costruire il nuovo asilo nido come unica strada per avere nuovi bambini in paese - diventando cioè attrattivi per le giovani famiglie - ed evitare dunque di ritrovarsi nelle condizioni di chiudere per sempre la scuola primaria. È un ragionamento che aveva la sua validità, così come mi pare ispirata dal buon senso la volontà di mettere in sicurezza e riaprire - speriamo il più presto possibile - la scuola primaria di San Gualtero a Lodi.
Non abbiamo di fronte un futuro facile perché il trend del calo demografico richiede decenni per essere invertito, tuttavia sarebbe un errore arrendersi e lasciare la scuola - che necessita di strutture moderne e accoglienti - al proprio destino.
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