
L’export agroalimentare lodigiano supera quota 336 milioni, balzo in avanti del 7,8 per cento
PERFORMANCE Il dato del primo semestre 2025, rispetto al 2024
Nel primo semestre 2025 l’export agroalimentare lodigiano ha raggiunto quota 336 milioni 800mila euro, un valore in crescita del 7,8% rispetto al primo semestre 2024: è il dato più rilevante, per quanto riguarda il nostro territorio, contenuto dell’analisi congiunturale sull’agricoltura lombarda diffusa ieri da Unioncamere e Regione.
La crescita percentuale del valore delle esportazioni lodigiane è risultata di un punto inferiore a quella media lombarda, attestatasi all’8,8% ma spinta verso l’alto degli exploit registrati dalle province di Varese (+37,9%) e Lecco (+23,6%). Al netto di questi ultimi due valori, è stata una delle maggiori, superiore a quelle registrate nelle province di Milano (+6,2%), Cremona (+3,9%), Pavia (+2,5%), Mantova (+2,4%) e Monza Brianza (+0,9%). Risultati migliori sono stati ottenuti dalle province di Brescia (+9,6%), Bergamo (+9,2%) e Como (+8,5%), mentre da quella di Sondrio è arrivato l’unico dato negativo (-3,4%).
Gli altri dati riferiti al Lodigiano contenuti nell’analisi riguardano le consegne di latte, la produzione di Grana Padano e il numero delle imprese di settore. Le tonnellate di latte consegnate (il dato in questo caso si riferisce ai primi cinque mesi dell’anno) sono state 238.585, in calo del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 (la media lombarda è risultata in diminuzione del 2,2%); le forme di Grana Padano prodotte nel semestre sono state 60.725, in aumento del 4,7% rispetto ai primi sei mesi del 2024 (la media lombarda ha segnato una crescita del 4,3%); le imprese di settore sono risultate 1.152, in calo dell’1,9% rispetto ad un anno prima (in Lombardia il calo è stato dell’1,6%).
A livello regionale l’analisi di Unioncamere e Regione evidenzia l’andamento positivo, oltre che dell’export, dei comparti lattiero-caseario, suinicolo e orticolo, e quello altalenante del comparto delle carni bovine per il persistere di problemi legati al costo e alla reperibilità dei capi da ristallo. Infine, viene sottolineato, le tensioni sui mercati internazionali e l’incerta situazione geopolitica rendono ancora molto difficili le previsioni riguardanti il settore cerealicolo.
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