Esclusiva - Intervista al sindaco di Lodi Andrea Furegato: «Senza partire dal legame imprescindibile con Milano non c’è futuro per la città»

Oggi alle 16 a Milano in Città Metropolitana la presentazione del nuovo dossier economia Sudmilano de «il Cittadino» e Università Cattolica

Lodi

L’unica grande città europea italiana - Milano - ha una capacità di sviluppo che investe un’area vasta Metropolitana in cui Lodi può giocare a pieno titolo un suo ruolo e al tempo stesso ha una forza attrattiva in grado di drenare verso di sé le migliori risorse. Nel punto di equilibrio tra intercettare lo sviluppo di Milano e portare avanti un progetto autonomo di crescita sta la possibilità di Lodi di emergere e crearsi un futuro solido e di ricchezza territoriale. Questo il senso della riflessione condotta dal sindaco di Lodi Andrea Furegato rispetto al rapporto della città di Fanfulla con la grande Milano.

Furegato parla in occasione della presentazione - lunedì 4 marzo alle 16 a Milano in Città metropolitana - del dossier “Valore Impresa” che «il Cittadino» e Università Cattolica dedicano all’economia del Sudmilano e che è allegato oggi al quotidiano.

Sindaco Furegato, Milano è più una risorsa o un ostacolo per la crescita di Lodi?

«Sicuramente è più una risorsa. Abbiamo a 30 minuti l’unica città italiana davvero europea, anche in termini di offerta economica, culturale e accademica, in grado di creare un forte sviluppo. Ha sicuramente una forza attrattiva in grado di prosciugare una serie di risorse che diversamente potrebbero rivolgersi in città, ma credo che i vantaggi siano comunque molto superiori».

Dunque, il legame con Milano è fortissimo e lo sviluppo lodigiano è pesantemente influenzato da Milano?

«Non può esserci sviluppo per Lodi senza tenere presente il legame imprescindibile con Milano. Siamo un polo, non primario, di quella grande area metropolitana allargata che ormai è nei fatti. In questa Grande Milano ci siamo con un’autonomia istituzionale del territorio che non è scontata e che ci dà la possibilità di prendere le nostre scelte in libertà, e anche con una certa autorevolezza mi sento di dire».

Il tema della residenzialità esiste e Lodi può avere una funzione importante che non è e non deve essere quella del dormitorio

Ma Lodi può essere il bacino in grado di raccogliere le risorse e le potenzialità in uscita da Milano? Per esempio, sul tema della residenzialità, che in Milano è sempre più difficile...

«Il tema della residenzialità esiste e Lodi può avere una funzione importante che non è e non deve essere quella del dormitorio. Non tanto sugli affitti, ma sulle compravendite, in Lodi si può comprare agilmente in centro a un prezzo di 1.000 euro al metro quadrato in meno rispetto a quanto non si faccia a Rogoredo, a soli 20 minuti di distanza. Questo, al di là della riflessione sulle eventuali distorsioni del mercato, ci dice che se viene offerta una residenzialità di qualità c’è la possibilità di intercettare un ampio mercato».

Come non essere un dormitorio, però?

«Al di là della visione sempre un po’ pessimistica locale, siamo un centro vitale, una città con servizi di prossimità adeguati, una buona offerta in termini educativi e scolastici, dal nido alle superiori, una discreta offerta di sanità, anche fino a un certo grado di complessità, abbiamo un’offerta culturale e di intrattenimento autonoma, e di un certo livello. Dobbiamo insistere su questa strada, perché essere a 20 minuti da Milano rappresenta un vantaggio incredibile».

Il sistema dei trasporti è in grado di supportare una Lodi più vicina a Milano?

«La linea S1 già oggi ci assicura dei collegamenti di qualità, il nuovo programma di esercizio del trasporto pubblico locale che entrerà in funzione tra un paio d’anni è un’altra grande occasione di migliorare i collegamenti. Poi ci sono diverse iniziative che si concretizzeranno forse nei prossimi anni, penso al nodo della Paullese piuttosto che alla quarta corsia dell’autostrada A1, e ancora al progetto di prolungamento del Metro 3. Sono tutte opportunità per Lodi di giocarsi un ruolo ancora più da protagonista».

Per diventare attrattivi occorre puntare sulla qualità della vita, che è un’espressione generica ma che poi si delinea in precise azioni amministrative

Con quale ricetta si diventa attrattivi nei confronti dei milanesi in uscita?

«In generale sulla qualità della vita, che è un’espressione generica ma che poi si delinea in precise azioni amministrative. Con le difficoltà del quotidiano e alcune eredità molto complesse da sistemare, è la direzione in cui vogliamo spingere la nostra attività. Potenziare i servizi educativi, anche investendo sulle strutture, e avere un welfare diffuso capace di dare risposte alle fragilità sono già elementi importanti, perché se accompagni le famiglie rispetto al tema della cura dei bambini e degli anziani, hai già messo le basi per una conciliazione vita-lavoro che oggi è sempre più cercata. Dare poi dei luoghi di qualità, dal verde alle strutture sportive è un altro aspetto fondamentale, anche perché promuovere un’aggregazione sana e positiva è un elemento di deterrenza nei confronti di fenomeni di microcriminalità e insicurezza. A Lodi non c’è un allarme specifico, ci sono episodi come in altri territori, ma l’azione amministrativa si deve rivolgere alla prevenzione e all’indirizzo, poi per la repressione ci sono le forze dell’ordine. Infine, è necessario sviluppare un’offerta culturale propria, avere un teatro con proposte autonome e di valore, cinema con programmazioni di livello, iniziative e manifestazioni anche relative alla nostra identità e tradizione. Su tutti questi aspetti non siamo così indietro come a volte ci raccontiamo, soprattutto se ci paragoniamo ad altri territori dell’hinterland milanese».

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In tutte le classifiche della qualità della vita però Lodi è sofferente sul tema dei locali, dei bar e dei ristoranti, che invece hanno una grandissima capacità attrattiva.

«È un elemento statistico che però non racconta tutto. Intanto bisogna capire se Lodi è sottodimensionata in questa tipologia d’offerta oppure se non sono gli altri territori inflazionati, perché a me pare che Lodi non abbia pochi locali: ce ne sono diversi, belli e molto vissuti. Poi c’è un tema centrale che è quello della qualità. Sono convinto che locali di qualità possano attrarre molto più di semplici punti di ritrovo, e a Lodi è tornata anche la stella Michelin grazie a un’iniziativa privata tutta lodigiana. Lodi ancora oggi riesce a esprimere un’offerta commerciale varia, con tanti negozi vivaci pur in una situazione e in una fase storica difficile per gli esercizi di vicinato. Il nostro distretto urbano nel suo complesso è ancora vivo e vivace, bisogna preservarlo e sostenerlo per quanto possibile. Il mix di negozi e di locali di qualità è una componente importante della vita cittadina».

Lodi può esercitare una capacità attrattiva anche nell’imprenditoria?

«Il ragionamento è molto complesso, perché il mondo del lavoro e dell’impresa è in fortissimo e velocissimo cambiamento. Basti pensare a quanto accaduto sullo smart working negli ultimi anni: prima del Covid si faceva pochissimo, poi sembrava che tutti dovessero lavorare da casa, ma oggi i segnali invece sono che le aziende richiamano i dipendenti in sede. Lodi ha una vocazione industriale specifica, ci sono eccellenze nell’ambito del software, del farmaceutico-chimico, della cosmesi. Se prendiamo la ricerca Top 200 del Cittadino vediamo che le imprese crescono, e abbiamo avuto negli ultimi anni importanti investimenti da parte di grandi aziende. Se questo si possa tradurre in capacità d’attrazione è molto complicato da dirsi, noi dobbiamo fare di tutto per essere pronti».

Come si fa a essere pronti?

«Cercando di agevolare quello che chiedono le aziende. Velocità e certezza di risposta, buona accessibilità, infrastrutture adeguate e poi anche un substrato di formazione adeguato, che è quello su cui maggiormente si può lavorare. Il tema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro è caldissimo. Riuscire a dare una preparazione adeguata ai giovani, e mantenere un valido tessuto artigianale di supporto sono sicuramente elementi di attrazione per le grandi imprese».

Cosa serve all’amministrazione comunale per sviluppare appieno tutte queste azioni?

«Le stiamo già sviluppando per quanto possibile, pur tra tante questioni aperte. Lodi si trascina diverse questioni urgenti e importanti senza soluzioni da troppo tempo. Noi siamo impegnati in questo momento per cercare di portare la città a una buona amministrazione standard e ordinata, e non è operazione banale perché prima di tutto dobbiamo togliere dal tavolo quelli che per anni sono stati degli ostacoli notevoli sull’azione amministrativa. Alcuni li abbiamo risolti, altri sono in via avanzata di soluzione, per altri ci vorrà ancora tempo. Una volta risolte queste questioni, allora ci sarà la possibilità di concentrarsi completamente su altre iniziative, da una parte sul miglioramento della gestione ordinaria che i cittadini richiedono, dall’altra sui temi di sviluppo della città.

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