Una mostra dedicata a Lee Miller
CENTRO ITALIANO PER LA FOTOGRAFIA
Un singolare e ulteriore intreccio coinvolge le città di Milano e di Torino. Indubbiamente la città dell’industria e la città dell’editoria, ciò per star sulla sintesi, ma gli addentellati reciproci sono molto di più sia economici sia più strettamente legati alla società e ai costumi, oltre la musica (MiTO da poco conclusosi) sta legandosi per la fotografia. Quella alta, d’arte e storica. Lo dimostrano le retrospettive dedicate a Man Ray (Palazzo Reale di Milano) e ora di Lee Miller, che del fotografo surrealista fu molto di più che una sodale. Dalla loro unione scaturirono invenzioni come la solarizzazione che spostarono la fotografia da semplice macchina di riproduzione della realtà a meccanismo di ulteriori narrazioni e distorsioni della stessa. Le teorie freudiane, le pratiche surrealiste e dadaiste con l’invenzione del cinema dei Lumière, le fantasmagorie di Méliés diedero il là a modi nuovi di intendere il mezzo fotografico. E Lee Miller ne fu grande protagonista. Fino al 1 febbraio prossimo a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino è allestita la mostra “ Lee Miller . Opere 1930-1955”, a cura di Walter Guadagnini, autore anche del catalogo edito da Dario Cimorelli editore. Notevole è la scelta delle immagini, circa 160, provenienti dagli archivi che raccolgono il lavoro della fotografa, alcune famosissime: la Miller immersa nella vasca da bagno di Hitler o la lunga sequenza delle morti suicide dei gerarchi nazisti davanti allo spettro della sconfitta. O ancora i tanti ritratti amicali dedicati a Picasso, Saul Steinberg, Man Ray e di lei medesima. Oltremodo da tutte queste fotografie si può estrarre episodicamente le varie fasi della vita, la conduzione di un’esistenza inquieta che ha portato la Miller a cambiarsi continuamente di vestito e ruolo. Ed è questa forse la cifra stilistica più smaccatamente evidente nelle sue fotografie. (F. Fr.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA