Trent’anni di Sintonia Distorta

MUSICA Grande traguardo per i paladini del rock progressivo, Simone Pesatori: «Abbiamo voglia di stare insieme»

Chissà se esiste ancora lo scantinato in via Gaffurio, dove nell’ottobre del 1995 quattro ragazzi lodigiani si trovarono per la prima volta, quasi per gioco, a suonare le canzoni delle loro band preferite. Nessuno, probabilmente, avrebbe scommesso mezzo euro (anzi: cento lire, all’epoca) che la storia sarebbe proseguita altri trent’anni. Perché, sì, lo storico traguardo è stato raggiunto: difficile, forse impossibile, trovare nel territorio un gruppo longevo come i Sintonia Distorta, paladini del rock progressivo e capaci di esportare in mezzo mondo i loro sogni a forma di canzoni. Tanto è cambiato rispetto agli albori: formazione (con l’eccezione del leader e cantante, Simone Pesatori), aspettative, approccio alla musica. Non certo lo spirito e l’entusiasmo: «Avevamo e abbiamo semplicemente voglia di suonare, di comporre canzoni, di stare insieme – racconta Simone Pesatori –. L’incontro con il bassista Fabio Tavazzi è stato fondamentale: di questo lungo viaggio conservo soprattutto le splendide amicizie, che sono rimaste nonostante il gruppo sia cambiato rispetto agli inizi». Simone alla voce, Fabio al basso, Alberto Manganaro alla chitarra, Ivo Beretta alla batteria: questa la prima formazione dei Sintonia Distorta («Gioco di parole, quasi un ossimoro, per dire che eravamo tutti in sintonia, sulla stessa lunghezza d’onda, e per omaggiare le chitarre distorte tipiche della musica rock») a metà anni Novanta. «Facevamo cover dei gruppi che ci piacevano: Litfiba, Timoria, Iron Maiden, Metallica... Ma avevamo anche voglia di scrivere, di proporre cose nostre. In poco tempo abbiamo buttato giù le prime canzoni, il passaggio al rock progressivo è venuto naturale, pur non essendo degli ascoltatori incalliti di questo genere». La svolta è datata 2013: «I pezzi ci venivano discretamente e quell’anno ci contattò la Lizard Records che ha poi prodotto i nostri due album: Frammenti d’incanto e A piedi nudi sull’arcobaleno . Per i trent’anni, a grande richiesta, uscirà la ristampa. Questo “salto di qualità” ci ha permesso di farci conoscere anche fuori dall’Italia nel circuito prog: gli album sono stati venduti in Giappone, Brasile, Canada, Stati Uniti, Russia. Non parliamo di migliaia di copie: ma a noi basta la soddisfazione di sapere che canzoni scritte in cameretta siano arrivate lontano, in posti impensabili. A Lodi sono venuti a trovarci anche due fan stranieri: una dalla Finlandia, uno dal Giappone». Nella band lodigiana, tra il 2021 e il 2023, ha suonato anche un mostro sacro come Giorgio “Fico” Piazza, ex bassista della Premiata Forneria Marconi. «I concerti più belli? Al Km 298 di Lodi ti sentivi come a casa – ricorda Pesatori –. Diverse volte siamo stati ospiti di Lodi al sole, due anni fa abbiamo suonato all’auditorium Bipielle durante un evento particolare per beneficenza. Tra le esperienze più importanti, non si possono dimenticare le esibizioni a Roma sul palco del Jailbreak nel 2016 e al Festival Trasimeno Prog nel 2021, in un’edizione in cui avevano suonato Area, Banco del mutuo soccorso e altri giganti della scena prog: in quell’occasione ci siamo sentiti davvero professionisti. Il rimpianto risale al 2020: era in programma un concerto in Canada a un festival internazionale, ma saltò tutto a causa covid». La band attualmente vede Pesatori alla voce, Luigi Accavallo al basso, Claudio Marchiori alla chitarra, Giovanni Zeffiro alla batteria e Giampiero Manenti alle tastiere. «Fatichiamo a provare per impegni di lavoro, ma non molliamo: in primavera ci piacerebbe organizzare un concerto per celebrare l’anniversario». Lunga vita al rock .

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