
“This will not end well”, la mostra di Nan Goldin
All’Hangar Bicocca Per la prima volta ad essere esposta è l’attività di filmaker della fotografa statunitense
Per molti versi la mostra “This will not end well” di Nan Goldin ospitata all’Hangar Bicocca (visitabile fino al 15 febbraio prossimo), rappresenta con il suo allestimento strepitoso, mini-sale cinematografiche o meglio ancora cinema-specific curate dall’artista stessa con l’architetto Hala Wardé, un assoluto unico. Per la prima volta ad essere esposta è l’attività di filmaker della fotografa statunitense, classe 1953, natali a Washington D.C., ma nuovaiorchese talmente da sempre da averne assorbito dagli anni Settanta ad oggi tutti i maggiori movimenti e sussulti della cultura sia underground sia mainstream più spregiudicata. D’altronde è chiaro da molto che sotto un altro nome, show-biz, il secondo alla fin fine cannibalizza qualsiasi innovazione culturale proveniente dal basso. Detto questo: i padiglioni cinematografici offrono uno spaccato quanto mai esaustivo della poetica della Goldin. I punti di vista, apparentemente divergenti, per la critica ci si trova di fronte a una summa antologica del lavoro della fotografa, per il pubblico tutto ciò invece può apparire come una novità, convergono allorquando s’assottiglia la prospettiva e la distanza tra le molteplici narrazioni che le immagini raccontano e la realtà fattuale della medesima visione. Ciò indipendentemente dai soggetti impressi. Oggi, sembra poco importare la valenza civile e militante dell’opera dell’artista (l’opening della mostra, avvenuta qualche giorno prima della proclamazione della pace in Medio-Oriente, la Goldin l’ha dedicata a Gaza attraverso un montaggio di due anni di immagini prelevate da reportage e servizi televisivi della martoriata città e popolazione palestinese), le tante comunità marginali (minoranze etniche, sessuali, drop out) documentate sembrano anticipare estetiche contemporanee in cui il brutto soppianta il bello. D’altronde, il titolo della mostra non potrebbe essere più esplicito, tradotto dice “Questa cosa non finirà bene”. (F. Fr.)
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