Telekommando

Mai come in questo periodo la rete ammiraglia della Rai è riuscita ad inanellare un filotto di successi così clamorosi che vanno dalla nuova serie su Sandokan, passando per la prima di Sant’Ambrogio al Teatro alla Scala, peraltro con un titolo difficilissimo come Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, e finire con il monologo tenuto da Roberto Benigni nei giardini del Vaticano e dedicato a San Pietro. Proprio lo spettacolo tv dell’attore – regista toscano ha rivelato ancora una volta il talento e l’ingegno con cui riesce a tener desta l’attenzione del telespettatore per buone due ore su temi molto profondi. Era toccato alla Commedia dantesca, di recente alla Costituzione “più bella del mondo” e ancora ieri l’altro a “Il sogno”. Oggi è “Pietro”, il primo discepolo di Cristo, suo coetaneo, sebbene l’iconografia lo raffiguri sempre vecchio, pescatore semplice che senza sapere una parola di latino va incontro alla morte, al martirio sulla croce a testa in giù come lo raffigura Giotto, pur di evangelizzare il popolo romano. Da solo e solo con la parola Pietro si mette contro l’impero più potente del mondo antico e fonda – come Gesù predisse – la Chiesa che da duemila e più anni propugna al mondo la parola di Cristo e proprio nel punto in cui è stata ritrovata la sua sepoltura (nelle viscere della Basilica di San Pietro) si verticalizza un “miracolo” teatrale. Un uomo solo, un comico, un giullare direbbe Dario Fo e ancor prima di lui, ottocento anni prima, Francesco d’Assisi, che guarda a Pietro, alla prima pietra della Cristianità, con “gli occhi illuminati dalla meravigliosa giocondità”. (F. Fr.)

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