In attesa del nuovo Sandokan e nella speranza che nessuno si azzardi a far confronti con la Tigre della Malesia impersonata da Kabir Bedi che ammaliò noi adolescenti di metà anni Settanta, ci si consoli, perché già lo sappiamo che sarà esercizio vano, con almeno un’altra delle tre serie che questa settimana hanno occupato il prime time della Rai. Cioè: Ricciardi, la replica di Montalbano e l’avvio della terza stagione di Un professore. Di Montalbano e di Camilleri nell’anno del centenario del grande scrittore di Porto Empedocle si è fatto e detto di tutto (e mai di ciò il contrario ed è un bene), pure di queste repliche che hanno ancora un gran seguito. Chissà se in un prossimo futuro Zingaretti che ha curato, a memoria, almeno due episodi della serie, vorrà allargare lo spettro delle indagini del suo celebre commissario. Si passa ad un altro poliziotto e a un altro tempo, al ventennio di regime, e in una Napoli che sa molto di Mastriani. Chissà chi ricorda più lo scrittore de La cieca di Sorrento e de I misteri di Napoli. Nessuno. Eppure il commissario, inventato dalla feconda e bulimica penna di Maurizio De Giovanni, si muove in ambienti che hanno molto a che fare con le sordide e ammorbanti vicende di Mastriani. Con in più però una spruzzatina dannunziana che a che fare più con le aristocratiche presenze alla Zuccoli più che alle raffinatezze linguistiche del Vate. Ma, si sa che al cinema e ancor più in tv si va per le spicce. Mentre, per Un professore con un Gassman sempre più in parte cosa dire se non che si aspettano evoluzioni nella storia sentimentale e perché no confidenziale (c’è molto di letteratura e non per l’ambientazione scolastica) di questo gruppo eterogeneo di insegnanti, studenti, unioni e parentele varie.(F. Fr.)
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