Telekommando

Sinceramente ho perso il conto delle stagioni e delle puntate de Il Paradiso delle Signore, la fiction pomeridiana di Raiuno che tiene incollate più di un milione e mezzo di telespettatori allo schermo per le vicende sentimentali e commerciali di una pattuglia di agguerrite commesse (le Veneri del gran magazzino di moda prêt à porter), dei loro datori di lavoro e dei loro non meno combattivi dirimpettai del negozio Gran Moda. In incroci imprevedibili i protagonisti dei due esercizi in competizione danno vita a una commedia a tratti balzachiana in cui l’evidenza delle disparità di classe (la vicenda si svolge nella Milano del boom economico di metà anni Sessanta) s’azzera nel momento in cui l’aristocrazia illuminata meneghina comprende che il suo momento di fulgore resterà intatto nel mescolarsi alle rampanti classi piccolo-borghesi. Dunque, tra contesse altezzose, figli ritrovati e perduti, innamorati respinti, innamorate dell’amore, le storie rocambolescamente in un immobilismo apparente continuano ad essere intessute dagli sceneggiatori con rara capacità critica e conoscenza di tutti i segreti del genere: è sì un romanzo rosa, ma le tinte grigie e scure che ogni tanto fanno capolino, trasformano il verosimile della vicenda in qualcosa che avvicina questo prodotto al cinema realista degli anni 50. Con tutte le inquietudini di una modernità che proprio la Milano degli anni ’60 andava saggiando rispetto a tutto il belpaese. (F. Fr.)

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