Telekommando

Non si può far finta che non sia successo niente, ma l’esplosione d’ascolti di Temptation Island ( la foto che vedete qui sopra è presa dal profilo Facebook del programma Mediaset, ndr), alla sua tredicesima edizione tra edizioni vip e nip (procedura che vale e varrà anche per i prossimi GF), induce più di una riflessione. Senza togliere al fatto che in queste settimane la tv non ha offerto che i celebri ritagli e frattaglie care a Renzo Arbore. Ciò non vuol dire che la replica fa male, di certo non è al passo più con il gusto del pubblico. Anche lo straordinario contenitore di memorabilia della rai, nonostante il sapiente e modernissimo montaggio, dopo un po’ va fuori giri. Come vanno fuori giri pure i talk e i game show che precedono e seguono le notizie dei tiggì. Dunque, arrivare a contare 4milioni e 200mila spettatori durante le tre ore circa del programma. Il gong finale è circa a mezzanotte, pubblicità comprese come è ovvio, con il 30% di share in saccoccia non è poco e fa passare pure la trilogia finale di questa settimana dove si è vista la coda finale del viaggio dei sentimenti e il ritorno a casa delle coppie unite o disunite o ritornate insieme o scoppiate a posteriori. Non compio un affondo nei nomi delle coppie. Poco importano: che siano Rosario e Lucia (qui ci starebbe bene una canzone di Renato Zero) o di Sarah e Valerio, o ancora di Antonio che ci ha fatto tanto sorridere con la sua sghemba e inconcludente “cavalcata delle valchirie in salsa beach” (però è l’unico che ha chiesto alla sua bella di sposarlo). Invece, è da sottolineare il racconto popolare che è stato messo in scena (pure nei crediti vi è la parola: racconto di Filippo Bisciglia) che ha rammentato come la piccola letteratura per sartine di fine ottocento – inizio novecento non passi mai di moda, se poi al posto di avventurieri e maliarde aristocratiche si passa alla piccola e media borghesia contemporanea (che scivola sempre più giù) un aggancio lo si può trovare nel cinema neorealista rosa degli anni ’50 (Comencini, Steno, Bianchi...) e nei melodrammi di Matarazzo degli stessi anni.

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