Sullo schermo l’anelito di libertà
dei ragazzi del “Gabbiano”

Un documentario nato da un progetto di Sabina Negri racconta gli ospiti della comunità di Pieve

Capisci il vero valore di una cosa solamente quando l’hai persa. In questo caso si parla di libertà. Affogati in un male da cui sembra impossibile uscire, oppure abituatisi per troppo tempo all’esperienza di una casa circondariale, gli ospiti della comunità “Il Gabbiano” trovano in questa struttura di Pieve Fissiraga un modo per prendere di nuovo contatto con quanto di più prezioso l’uomo possa avere e che a loro, per un motivo o per l’altro, è stato negato.

La libertà, appunto, un baratro che alle volte può spaventare e gettare nello sconforto chi è abituato ai ritmi di una vita scandita dalla troppa oppressione, o che può rappresentare un nuovo inizio, come nell’immagine che si fa metafora di un gabbiano che spicca il volo. Paure, gioie, desideri ed emozioni degli ospiti del “Gabbiano” sono stati raccolti in un docufilm realizzato grazie al lavoro di Sabina Negri, autrice televisiva, scrittrice e giornalista di San Fiorano. Le immagini, realizzate con la collaborazione dell’associazione culturale Blu e della Fondazione Comunitaria, sono state proiettate venerdì, al teatrino Musitelli di via Paolo Gorini. In sala anche gli stessi protagonisti del racconto per immagini, che si sono potuti riconoscere nelle riprese realizzate dal regista Davide Pinardi. «È stata una bellissima esperienza molto formativa - racconta Sabina Negri, anch’essa sottopostasi al rito del confessionale davanti alle telecamere - che ci ha permesso di mettere assieme i pezzi e i frammenti andati perduti rappresentanti il talento di questi ragazzi, che stanno imparando a ricucire le varie stoffe della loro vita. La comunità “Il Gabbiano” permette loro di trascorrere le giornate all’insegna della normalità e della quotidianità. Fare la spesa, cucinare o coltivare l’orto. Mansioni scontate per chiunque, ma non per loro».n

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