
“Spazi, soglie, luci” di Ljubodrag Andric alla Building Gallery di Milano
La mostra Il linguaggio pittorico del singolare artista d’origine serba
Dopo qualche passaggio a vuoto che poco aveva colpito l’immaginario critico, Building Gallery di Milano mette in cantiere una delle più belle mostre di questo primo scorcio d’autunno, che sarà segnato da una serie impressionante di esposizioni pubbliche e private da far girare la testa solo a scorrere i nomi: Man Ray, Leonor Carrington, Pellizza da Volpedo, Inarritu, Escher. Meglio fermarsi e sostare davanti alla bellezze delle opere di Ljubodrag Andric, singolare artista d’origine serba, ma cittadino del mondo, vivendo tra il Canada e l’Italia. Figlio di un’attrice e di uno scrittore, parente alla lontanissima del Premio Nobel Ivo Andric, è riuscito attraverso i mezzi del disegno e della fotografia ad elaborare un originalissimo linguaggio pittorico che in due capitoli è stato portato prima alla Fondazione Cini di Venezia ed ora a Milano nella Building Gallery. “Spazi, soglie, luci”, questo è il titolo della mostra (aperta fino al 18 ottobre), s’avvale della curatela di Francesco Tedeschi e raccoglie al piano terra e al primo piano dello stabile di Via Monte di Pietà, una selezione altra di opere di Andric, rispetto a quelle esposte a Venezia. Quindi, tra i due capitoli, senza soluzione di continuità, si è operato un nuovo allestimento e conseguentemente a una mostra del tutto nuova; pertanto arricchente il panorama estetico promosso dall’esposizione appena chiusa in laguna. Ecco, dunque, che le opere compiono non solo un viaggio fisico, ma attraversano la mappa mentale dell’artista. L’esposizione non è solo dalla parte dell’osservatore. Volutamente è l’occhio dell’obiettivo che cerca di ricostruire, attraverso particolari, schegge e porzioni di volumi, profondità di campo, segni sui quali poter contemplare e riflettere sulla stessa immagine come terreno di confronto. Ecco che si squadernano i luoghi romani, dell’India più misteriosa, Piero della Francesca e Borromini con suggestioni tipicamente orientali. Jaipur e Roma, Hanoi e Ferrara, Mandu e Venezia scorrono via sempre di più inconoscibili se non per i dettagli di un processo fotografico e pittorico di rara bellezza.
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