Museo Paolo Gorini, scienziati al lavoro per scoprire i segreti del “mago di Lodi”

Un progetto per comprendere le tecniche di pietrificazione

Un gruppo di scienziati è impegnato a svelare i segreti della pietrificazione umana: al centro dello studio i preparati di Paolo Gorini, il celeberrimo “Mago di Lodi”. I corpi mummificati, conservati con metodi originali e spesso non standardizzati nella Collezione anatomica sita nel chiostro dell’Ospedale Vecchio, sono alla base di una ricerca che cerca di comprendere le tecniche di conservazione e restituire un’identità, per quanto possibile, ai soggetti “pietrificati”.

Un’indagine multidisciplinare che si inserisce nel progetto Under the Skin, nato dalla collaborazione tra la Pro Loco Lodi, l’Università degli Studi dell’Insubria, la Fondazione Cariplo, e il supporto del Comune e dell’Asst di Lodi.

A dare impulso all’iniziativa sono Ilaria Gorini e Omar Larentis, direttrice e coordinatore del Centro di ricerche di osteroarcheologia e paleoantropologia dell’Università degli Studi dell’Insubria. «Il desiderio di proseguire gli approfondimenti nasce da questa constatazione: ci sarebbe da studiare per una vita intera», spiega Larentis, affascinato dagli aspetti ancora inesplorati della collezione. A loro si uniscono Stefano Vanin, entomologo forense dell’Università di Genova, che analizza l’influenza degli insetti sui corpi, Fuji Film Italia, che ha permesso indagini radiologiche non invasive, Laura Rampazzi, esperta in chimica, e il professor Alberto Carli dell’Università del Molise, che si occupa della ricostruzione storica della biografia di Gorini e dei soggetti pietrificati, attraverso lo studio di carte e documenti d’epoca.

Il progetto ha una doppia finalità, scientifica e divulgativa. Oltre alla conoscenza dei metodi di conservazione e restauro dei corpi, la ricerca si propone di restituire umanità ai reperti, ricostruendo l’osteobiografia dei soggetti pietrificati: età, condizioni di vita e patologie.

«Ci stiamo concentrando su una parte della collezione finora poco esplorata – chiarisce Ilaria Gorini –: 30 teste e 6 corpi di bambini pietrificati. Si tratta di reperti unici per il loro stato di conservazione e per la tecnica utilizzata, la pietrificazione, che non seguiva un metodo standardizzato: ogni studioso adottava un approccio personale, spesso eclettico. Gorini, in particolare, aveva sviluppato una delle tecniche più peculiari. Il nostro obiettivo è capire esattamente come operava». Oggi esistono solo due ricette originali di Gorini, ma la possibilità che ne esistano altre, forse perdute, non è esclusa. Il progetto Under The Skin prosegue su due direttrici: da un lato, la divulgazione scientifica internazionale, con la collezione già presentata a convegni nazionali di medicina e altri eventi di settore; dall’altro, la creazione di contenuti per un pubblico più ampio, con l’obiettivo di trasformare la collezione in un museo.

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