
Melegnano, la tragedia dell’Heysel rivive nel racconto di Emilio Targia
La testimonianza «Una strage che non può essere ridotta a un episodio calcistico»
Una serata intensa, carica di emozione e riflessione, quella di giovedì sera nella Sala delle Battaglie del Castello Mediceo di Melegnano per il secondo appuntamento della rassegna “Nel cuore dello sport” moderata e ideata da Andrea Grassani. Protagonista Emilio Targia, giornalista, scrittore e autore del libro “Quella notte all’Heysel” edito da Sperling & Kupfer e autore del podcast “Dentro l’Heysel”, che ha riportato alla luce una delle pagine più dolorose della storia del calcio europeo. Il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, lo stadio di Bruxelles fu teatro di una tragedia che costò la vita a 39 persone e provocò oltre 160 feriti. «Una strage - come Targia ha sottolineato - che non può essere ridotta a un episodio calcistico, ma che coinvolse cittadini europei di ogni provenienza: italiani, belgi, irlandesi, juventini, interisti, tifosi neutrali. Vittime travolte dalla furia degli hooligans inglesi, in un contesto segnato da gravi responsabilità delle forze dell’ordine belghe e dell’organizzazione UEFA». Durante la serata, Targia ha condiviso documenti inediti e filmati girati da lui stesso quella notte, offrendo una testimonianza diretta e toccante. «A distanza di quarant’anni - ha detto - ciò che resta è un dolore non ancora cicatrizzato, una rabbia profonda, per una memoria che troppo spesso viene manomessa, vilipesa, strumentalizzata. Con il libro e il podcast cerchiamo di creare anticorpi, per fare manutenzione della memoria. Senza memoria - ha poi aggiunto - rischiamo di assomigliare a luci spente». Tra gli ospiti anche Tommaso Papa, direttore della BCC di San Giuliano Milanese e Lorenzo Rinaldi, direttore de “Il Cittadino di Lodi”, che ai microfoni di “Edizione web tv” ha voluta dare una doppia chiave di lettura della serata. «Se da un lato, abbiamo assistito al racconto del vissuto umano di chi era presente quella sera a Bruxelles - spiega - dall’altro, l’organizzazione superficiale dell’evento si è trasformata in una superficialità omicida. Una serata come questa ci aiuta a non dimenticare e a riflettere su ciò che è stato».
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