Le “Forme di luce” di Man Ray a palazzo Reale

La mostra A Milano fino al l’11 gennaio 2026

Nell’abbuffata di mostre che Milano presenta in questo gelido primo spicchio d’Autunno, notevole seguito, viste le code all’ingresso di una delle sedi espositive al piano terra di Palazzo Reale, sta avendo “Man Ray. Forme di luce” ( Mostra e catalogo, edito da Silvana Editoriale, a cura di Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca. Aperta fino all’11 gennaio 2026). Ciò ha un preciso significato, impossibile da eludere, anche nell’evidenza che nel “mostrificio” milanese oggi ci sono mostre forse più interessanti, ma con meno appeal di un artista iconico e riconoscibile come Man Ray. Eppure a pochi metri si squaderna lo sfrenato fantasioso mondo onirico di Leonora Carrington (una recentissima Biennale Arte riprese il suo “latte dei sogni”). Ad ogni modo, Man Ray: vuoi per la sua originaria appartenenza al primo Surrealismo (con gli inizi dada), vuoi per la versatilità con cui ha elaborato un originale approccio alla fotografia, suscita ancor oggi ammirazione, tanto che anche un’antologia come questa, piena di belle immagini, perlopiù conosciute, riesce ancora a catturare l’attenzione di un pubblico più affezionato che esigente. Ciò non toglie che la levatura dell’artista, nondimeno della sua opera, facciano da traino. Di certo, la riconoscibilità dei ritratti della musa e amante Kiki de Montparnasse, di Lee Miller (anche con lei Man Ray ebbe una relazione commista anche alla scoperta della fotografia. Una mostra oggi sulla fotografa è a Camera di Torino), e della modella di colore Ady (ovviamente anche lei cadde tra le sue braccia) esaltano ancor più la speciale tecnica di ripresa messa a punto anche con la collaborazione di amici artisti, scrittori, musicisti. Tutti o quasi ritratti nelle più svariate pose. Al pari di sé stesso. E una delle chiavi di lettura di questa mostra potrebbe essere la messa in relazione tra il sé autoritratto e l’altro. Nel caso specifico, la foto diventa atto mentale. Forse qualcuno potrà ricordare quanto la psicoanalisi fu presente in Breton e nel Surrealismo. (F.Fr)

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