La vita degli allevatori del Galles, storia e poesia negli scatti di Shaw

Fotografia Etica Caeadda e le sue colline sono un luogo unico e magico

Le ultime quattro lettere del titolo, “adda”, potrebbero far pensare a un progetto dedicato al territorio lodigiano. Tutt’altro: ci troviamo nella valle di Dyfi, in Galles, alla scoperta della comunità di allevatori che lavorano sulle colline della zona. “Caeadda”, il titolo completo della mostra firmata David J. Shaw, allestito nelle sale di Palazzo Modignani nello spazio “Le vite degli altri”, esplora i temi della tradizione, dell’identità e della famiglia: attraverso una serie di splendide e poetiche immagini in bianco e nero, il fotografo britannico racconta una storia ancorata al passato ma che ha la necessità, inevitabile, di aprirsi al futuro. Le fattorie devono infatti fare fronte alle difficoltà generate dai recenti mutamenti delle politiche agricole: la nuova generazione di allevatori, erede di uno stile di vita tradizionale, sta iniziando a adottare tecniche moderne per restare al passo con la sostenibilità ambientale e con un mondo in continua trasformazione. In gallese, “Caeadda” significa “Il campo di Adam”: è il nome della fattoria in cui la famiglia Pughe vive da generazioni e con la quale conserva un legame intimo e radicato, quasi ancestrale. «Il progetto è nato quasi per caso, quando un’amica mi ha chiesto di fotografare un suo zio allevatore – racconta Shaw –. Pensavo di cavarmela in un paio di giorni, ma una volta arrivato sul posto mi è sembrato di entrare in un altro mondo e di fare un tuffo nel passato». Bovini e ovini «vengono tenuti in grandi aree e quindi liberi di muoversi. Non si pratica allevamento intensivo. Gli allevatori hanno inoltre un rapporto speciale con i loro cani, compagni fedeli durante il lavoro». Le immagini mostrano scene di vita quotidiana nella zona, spesso martoriata da temperature molto rigide, mettendo in evidenza come le nuove generazioni vogliano portare avanti un lavoro antico restando al passo con i tempi, mantenendo però le tradizioni e il sapere trasmessi dai padri. Per non smarrire un’identità, una cultura, che fa di Caeadda un luogo unico, magico.

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