
La fragilità dell’essere umano davanti alla guerra
Festival della Fotografia etica Leggere l’immagine con Laura Covelli
«Una fotografia che rimane impressa nella retina: una madre che stringe tra le braccia il corpo senza vita del proprio bambino. Un ultimo saluto, intimo e assoluto, che trascende tempi e luoghi e ci mette davanti con crudezza alla fragilità dell’essere umano di fronte alla guerra». Così Laura Covelli, curatrice delle mostre del Festival, descrive l’immagine simbolo dell’edizione 2025, opera del palestinese Loay Ayoubb, autore del reportage La tragedia di Gaza , esposto a Palazzo Barni e premiato nella sezione “Short story” del World Report Award. «Dal punto di vista compositivo l’autore sceglie una costruzione quasi scarna. Il soggetto è al centro: la figura materna e il corpo del bambino emergono dal cortile dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, dove Ayoubb si era recato per documentare le conseguenze di un bombardamento israeliano su una scuola dell’Unrwa. Sentendo grida strazianti, si è trovato di fronte a questa scena. Per alcuni minuti è rimasto impietrito, incapace di scattare, poi ha prevalso il senso di responsabilità: mostrare al mondo un orrore che sembra non avere fine». Nello sguardo abbassato della donna, nel gesto disperato ma dignitoso, si concentrano dolore individuale e tragedia collettiva. La madre diventa icona universale di un lutto che appartiene a tutte le culture. «Quando con Alberto Prina e Aldo Mendichi ci siamo chiesti se fosse la scelta giusta la risposta è stata immediata: non un atto politico, ma un atto di umanità».
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