Il gigante Umberto Orsini nei panni di Karamazov alla prima del “Carlo Rossi”

Il grande attore venerdì sera in scena per l’apertura della stagione di prosa di Casalpusterlengo

Chi l’ha visto giorni fa in scena al Piccolo di Milano – dov’è stato in prima nazionale dal 4 al 16 ottobre – ne ha sottolineato la presenza scenica gigantesca: 88 anni portati splendidamente, il grande attore Umberto Orsini ha incantato con la potenza espressiva del viso e della voce, dei gesti tanto minimali quanto incisivi. Lievito fondamentale per dar vita al teatro e alla sua magia. Tanta monumentalità si potrà ritrovare questa sera al teatro “Carlo Rossi” di Casalpusterlengo che apre la stagione 2022-23 portando in palcoscenico proprio lo spettacolo “Le memorie di Ivan Karamazov” che Orsini ha scritto a quattro mani con il regista Luca Micheletti. Il faro di riferimento, ancora una volta, quel capolavoro della letteratura di tutti i tempi che è il romanzo di Fëdor Dostoevskij “I fratelli Karamazov”.

«Ci tenevo tantissimo che la stagione di Casale si aprisse con questo spettacolo, che ho corteggiato da subito, fin da quando era ancora solo un’idea, appresa dallo stesso Orsini lo scorso anno durante la co-produzione che mi aveva visto a fianco della sua compagnia e di quella di Franco Branciaroli - sottolinea il direttore del teatro di Casale Andrea Ragosta -. Il progetto mi aveva conquistato, la presenza di Micheletti, regista che conosco e stimo, era stata un valore aggiunto ulteriore. Grazie a questi rapporti privilegiati, stasera quel desiderio diventa realtà: orgoglioso di far partire la nostra stagione portando in palcoscenico il grande teatro».

Umberto Orsini si cala per la terza volta nei panni di Ivan Karamazov, praticamente una sorta di suo alter ego: nel 1969 lo interpretò biondissimo, quasi albino nel fortunato sceneggiato Rai di Sandro Bolchi (venti milioni di spettatori a puntata), per poi riprenderlo nel 2014 a teatro con lo spettacolo “La leggenda del Grande Inquisitore”. Nel monologo di stasera il grande attore torna a confrontarsi con la complessità tormentata di Ivan, il libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce all’omicidio, forse consapevolmente, l’assassino del padre. Immaginando per sé stesso un finale che il suo autore non gli aveva dato. Nella fisicità anziana ma energica di Orsini, Ivan Karamazov torna a parlare e lo fa come un uomo ormai maturo, che cerca di chiarire le esatte dinamiche dei “delitti” e dei “castighi”. Restituendo le sue memorie, tentando di far luce sui propri sentimenti e sulla propria filosofia, in un inedito viaggio nella sua coscienza. Chiedendo, ormai vecchio, quella giustizia che gli è stata finora negata e che necessariamente pone innanzi alle proprie responsabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA