Foto etica - Riparte l’evento che proietta Lodi nell’olimpo della fotografia

FESTIVAL Ieri la presentazione alla ex chiesa dell’Angelo, dove si celebrano i 15 anni di World report award. In totale, il circuito ufficiale comprende 22 mostre dislocate nelle aree espositive più belle e suggestive della città

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Storie uniche, commoventi e necessarie. Racconti che scavano in profondità e accendono un faro sulle ingiustizie sociali nel mondo. Storie che documentano la realtà, nuda e cruda, grazie ai fotogiornalisti che mostrano ciò che accade nella nostra epoca: tragedie immani ma anche fatti insabbiati dai grandi media. Non è un caso che la foto simbolo della 16esima edizione del Festival della Fotografia etica, in programma da oggi per cinque fine settimana fino al 26 ottobre, sia uno scatto proveniente da Gaza, opera del palestinese Loay Ayyoub: una madre con in braccio un bambino avvolto in un lenzuolo insanguinato.

Un’immagine che parla di vite spezzate e distruzione: guardarla significa non voltarsi dall’altra parte, anche quando il peso della realtà è difficile da sostenere. Lo scatto è esposto anche alla ex chiesa dell’Angelo in via Fanfulla, sede della mostra sui 15 anni del World report award, il premio di fotogiornalismo del Festival, che ieri ha ospitato l’anteprima all’interno del programma “Le forme del gusto”. Un modo per unire due eventi e rendere Lodi più attrattiva: «Collaborare con altre realtà è il meglio che si possa fare per il bene della città – l’intervento di Alberto Prina, direttore del Festival –. La mostra sui 15 anni del World report award è uno dei fiori all’occhiello: una finestra sul mondo. È emozionante vedere la prima foto, risalente al 2011, e constatare come la storia del Festival si intrecci con quella globale». Tre grandi schermi propongono a ciclo continuo i reportage premiati negli ultimi 15 anni, rendendo “immersiva” la visita e al passo con i nuovi linguaggi tecnologici.

In totale si potranno ammirare 22 esposizioni (apertura dalle 9.30 alle 20), dislocate in luoghi iconici: Palazzo Barni, Banca Centropadana (con un’altra mostra multimediale), Palazzo Modignani, Bipielle Arte, Chiostro dell’Ospedale Vecchio, Palazzo della Provincia, Chiesa del Carmine, ex Cavallerizza, Giardini Barbarossa, oltre a uno “sconfinamento” a Montanaso. «Il potere della fotografia non ha confini – spiega Laura Covelli, curatrice delle mostre –. Documentiamo i luoghi più scomodi e pericolosi da raggiungere. Sono storie incredibili, progetti che richiedono fatica e coraggio». Ogni fine settimana sono previste visite guidate con gli autori, provenienti da ogni continente. È questo un valore aggiunto del Festival: la possibilità di incontrare chi ha realizzato i reportage, ascoltare la genesi dei progetti e capire quanto sia complesso lavorare in contesti segnati da conflitti, disastri ambientali o tensioni politiche. L’occasione di dialogare direttamente con i fotografi diventa un ponte tra chi osserva e chi documenta. Invariati i prezzi: l’abbonamento costa 21 euro (acquistabile online o in piazza Broletto nei week end) e permette l’accesso a tutte le mostre e agli eventi per l’intera durata del Festival; il biglietto giornaliero 19 euro, pensato per chi desidera una sola giornata di visita.

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