“Diagrams”, la realtà si fonde con il digitale
BIENNALE ARCHITETTURA La mostra
Quest’anno le festività di Ognissanti e la celebrazione del giorno dei defunti sono schiacciate su un fine settimana. Ciò non toglie che, tra Sabato 1 e Domenica 2 novembre, si possa organizzare una gita lunga fuori porta e nel caso approfittare dell’ultimo mese di programmazione e apertura della Biennale Architettura per visitare le mostre ancora aperte a corollario e integrazione della grande manifestazione veneziana. Tra queste si evidenzia per originalità, senza alcun dubbio, “Diagrams. A project by AMO/OMA” a Palazzo Ca’ Corner della Regina, sede in laguna della Fondazione Prada. Allestita al piano terra e a quello nobile dello storico palazzo veneziano dai team che fanno capo al geniale architetto e teorico olandese Rem Koolhaas, “Diagrams” ha la pretesa, giustificata peraltro da altre prove espositive dei medesimi curatori, di esplorare nuovi e inediti modi di comunicare. Le mostre contemporanee oggigiorno si costruiscono non solo in base allo spazio messo a disposizione, ma si espandono temporalmente in mondi che mescolano realtà e digitale. Nel caso specifico di “Diagrams”, ciò avviene attraverso una trasmissione di saperi condivisi da visioni differenti e allo stesso tempo poggiati su una ferrea documentazione. Tutto dipende dai dispositivi comunicazionali adottati. Interessante da tale punto di vista è la flessibilità del luogo che, già sottoposto a numerose trasformazioni nei decenni, nell’Ottocento ospitò il Monte di Pietà (celebrato da un’istallazione immersiva di Cristoph Buchel nel 2024), mentre all’inizio degli anni zero fu sede dell’Archivio storico della Biennale, ha consentito a Koolhaas e soci di squadernare una storia del mondo dall’anno mille ad oggi, connessa allo sviluppo economico e sociale e non soltanto composto da eventi che, a torto o a ragione, hanno cambiato il corso della Storia. Stavolta: con la S maiuscola. Anche se a ben vedere tra segni, ideogrammi, foto, illustrazioni, cartine geografiche, curve e panieri di riparto, quella che si configura nella mente del visitatore è una moltitudine di microstorie, selezionate dall’occhio più che dalla parola. (F. Fr.)
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