“Beato Angelico” a palazzo Strozzi
LA MOSTRA Tra le proposte culturali per le feste
La lunga fila di prefestivi e festivi che porterà dall’Immacolata dell’8 dicembre al Natale e al Capodanno consente di dar l’avvio a quel turismo culturale da qualche anno ad appannaggio delle grandi mostre. Soprattutto quelle visitabili nelle città d’arte. Per questo gioco, finissimo quanto si vuole, si fa cadere nel calderone anche la grande mostra fiorentina di Palazzo Strozzi su “Beato Angelico”, ampliata nell’offerta dalle inamovibili pale del Museo di San Marco (apertura fino al 25 gennaio 2026, cura di Carl Brandon Strehlke con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, notevole catalogo Marsilio Arte). Ben venga anche questo. Infatti, non fa difetto l’aver successo anche approfittando di tali movimenti, anch’essi da rubricare nella cultura contemporanea (qualcuno avrebbe aggiunto del “mordi e fuggi”, forse se fosse ancora vivo quel qualcuno avrebbe il nome di Alberto Arbasino). Detto questo senza far polemica, ma guardando al buono che questo 2025 al suo giro di boa ha portato in dote per quanto riguarda le mostre. C’è da registrare che i due poli maggiori si sono avuti a Roma con il Caravaggio a Palazzo Barberini e a Firenze proprio con il Beato Angelico. Milano non è stata a guardare, ma seppur spaziando dall’800 al ‘900 storico, attraversato dalle molteplici rifrazioni del “surrealismo” fino ad arrivare al contemporaneo, è innegabile che il confronto non c’è stato con le altre due capitali dell’arte italiana. Tutto questo girar per musei e mostre libera la testa: sì. Però c’è da far quadrare i conti. Non sempre economici. Dunque: Beato Angelico, frate domenicano col nome di Giovanni, ma nato Guido di Piero. A settant’anni dalla precedente monografia dedicata al frate –pittore, l’attuale antologia, presenta un possibile “tutto-beato angelico” centrato pienamente nel rinnovamento intellettuale prodotto dal Rinascimento fiorentino. Conseguentemente sottoposto a una totale revisione del suo apporto in quel crogiuolo incandescente di novità. Ovviamente, la pila di studi da quel 1955 si è fatta imponente, sviscerando sia episodi della vita sia nella ricostruzione dei movimenti delle grandi pale d’altare (le discese napoleoniche in Italia fecero sì che molte di queste furono smembrate e disperse) e delle relazioni che intercorsero tra l’artista e i committenti. Nondimeno con i grandi spiriti del suo tempo: Ghiberti, Filippo Lippi, Donatello e soprattutto il vero confronto lo ebbe con Masaccio. Scontro tra titani della pittura. Non è qui lo spazio per far un elenco delle opere collocate in un allestimento tanto lineare quanto consono alle stesse. Infatti, l’apprezzamento per Beato Angelico arriva anche dalla capacità che i suoi lavori avevano nella semplicità narrativa delle immagini tratte dai Vangeli, da episodi biblici, dalle vite dei santi e spesso dal loro martirio. In ciò, l’Angelico s’inserisce pienamente – e non poteva essere altrimenti vista la sua veste talare – nei dettami della Chiesa dell’epoca.(F. Fr.)
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