Donna uccisa a Pavia, l’appello conferma la condanna a vent’anni per il giovane di Casaletto

Secondo il giudice Licia Peschechera venne strangolata da Alessio Nigro nel febbraio del 2021. Riconosciuta la semi infermità mentale dell’imputato

Ieri, otto marzo, la corte d’assise d’appello di Milano ha confermato la condanna a vent’anni di reclusione per il 29enne di Casaletto Lodigiano Alessio Nigro, ritenuto responsabile della morte per strangolamento della 49enne pavese Licia Peschechera, che i carabinieri avevano trovato senza vita nell’appartamento in cui viveva sola, con i suoi amati animali, in via Depretis a Pavia nel febbraio del 2021. Sia la corte d’assise di Pavia, in primo grado, a luglio, sia ieri i giudici dell’appello hanno riconosciuto la semi infermità mentale al giovane lodigiano. «Attendiamo le motivazioni - osserva l’avvocato Giovanni Caly di Pavia, che difende il giovane di Casaletto - ma la prima impressione è che sia stato riconosciuto il verdetto di primo grado come equilibrato». Il primo ricorso era stato presentato dalla Procura di Pavia, che puntava all’ergastolo per questo femminicidio, sostenendo i “futili motivi” come aggravante, la difesa si è poi accodata, puntando invece a una maggiore considerazione della perizia psichiatrica che descriveva la deriva di Nigro in quel periodo. Il giovane di Casaletto sembrava avere un futuro brillante davanti. Appassionato barman, era riuscito a trovare un posto di lavoro a Londra. Poi con il Covid il locale in cui lavorava aveva ridotto il personale e si era trovato costretto a tornare in Italia. Qui era caduto nell’alcolismo. E Lidia, che a Pavia era conosciuta per il suo impegno in difesa dei diritti dei più deboli, oltre che a favore degli animali, lo aveva incontrato. Si erano già conosciuti in passato, e, sapendolo in difficoltà, aveva deciso di ospitarlo. Ma a un patto chiaro: che frequentasse un Servizio dipendenze per smettere di bere. Nigro, non è chiaro per quale motivo, aveva deciso di farsi prendere in carico dal Serd di Treviglio. Una settimana prima dell’omicidio, il giovane di Casaletto aveva preso il treno per andare a Treviglio ma, senza dire nulla a nessuno, si era portato dietro degli alcolici. Si era addormentato nel vagone, aveva saltato la visita, e, rientrato a Pavia ubriaco, era stato rimproverato duramente da Lidia. A quel punto deve aver perso la testa. L’ha strangolata, riposta nella vasca da bagno e poi vegliata per giorni, rispondendo anche con sms alle chiamate dal posto di lavoro e dall’ex compagno che arrivavano alla donna. Poi si era recato in un ostello a Milano per cominciare un’improbabile fuga, interrotta dopo poche ore dai carabinieri di Pavia. Ieri le amiche di Lidia erano a Milano con uno striscione rosa per ricordarla. Ora Nigro, in carcere, è sottoposto a una pesante cura con psicofarmaci. Il difensore non perde la speranza che recuperi un proprio equilibrio. E anche i suoi genitori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA