Codogno, quattro giorni di attesa prima di essere ricoverati in medicina: reparto saturo

Spesso si ricorre “all’appoggio” della chirurgia

Il reparto di medicina dell’ospedale di Codogno è saturo. E in pronto soccorso c’è chi aspetta da 3-4 giorni un letto in reparto, mentre qualcuno viene ricoverato in chirurgia, sebbene dovrebbe andare in medicina. Lunedì i pazienti “in appoggio” (come si dice in gergo tecnico) in chirurgia erano sei, ma gli operatori assicurano che si è arrivati anche a numeri maggiori. «È sempre capitato che si andasse “in appoggio” in chirurgia, per il semplice fatto che d’interventi grossi a Codogno non se ne fanno, per cui dalla chirurgia si è dimessi subito, in 1-2 giorni – spiegano i sanitari -. In medicina invece la degenza è più lunga, si può restare ricoverati tre settimane, un mese, ed è sempre piena». Il problema però è un altro. Meglio, sono altri due. «Una volta si andava “in appoggio” in casi di emergenza, succedeva per 1-2 pazienti al massimo – proseguono gli addetti ai lavori -. I numeri di oggi, 6-8 pazienti che dovrebbero essere ricoverati in medicina e invece vengono messi in chirurgia, sono altissimi». I malati sono seguiti comunque dal personale della medicina. Dunque è assicurata l’adeguata cura. Ma la stortura resta. Il secondo problema è sempre lo stesso. La carenza di organico. Tra gli infermieri c’è chi lo scorso anno ha fatto 100, 200, 300 ore di straordinario. E chi ha 60 giorni arretrati di ferie e più. Condizioni che fanno sì che molti siano esausti. «Non c’è tregua. Stanno scoppiando» denuncia il segretario della Fisi Gianfranco Bignamini. A tal proposito stamane in ospedale si terrà un incontro tra gli infermieri e la responsabile aziendale proprio per trovare una soluzione. Il sindacalista a fine dicembre aveva indetto lo stato di agitazione, lanciando un ultimatum all’Asst di Lodi affinché fosse modificata la turnazione entro il 10 gennaio. Dopodiché il personale si sarebbe rifiutato di fare ulteriori straordinari. «La popolazione invecchia ed è evidente che le necessità del territorio sono superiori ai posti letto di medicina – osserva Bignamini –. Per questo, anziché aprire l’oncologia a Codogno, sarebbe meglio sviluppare una medicina geriatrica che alleggerisca la medicina “standard”».

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