Casalpusterlengo, il sogno dell’ex imprenditrice malata: «Aprire un polo per il Parkinson»

LA STORIA Eugenia Lunati ha trasformato la rabbia in colore e adesso vuole aiutare gli altri pazienti

Ha tramutato la rabbia in colore e ora intende raccontare che vi è un “altro” modo di affrontare la malattia. E fondare un centro a Casale dove parlare, disegnare, dipingere. Stare insieme. Eugenia Lunati ha sessantotto anni e da otto convive con il Parkinson. Sabato 29 novembre, in occasione della Giornata della Malattia di Parkinson, racconterà la sua esperienza al convegno a tema in programma presso la sede della Azienda Speciale di Casalpusterlengo in via Fleming 2, dove saranno esposti una trentina dei suoi quadri ad acquarello. “Di questa malattia sapevo già qualcosa, perché mia madre l’aveva, e prima che morisse ho visto i risvolti su di lei. Ma non se ne sa mai abbastanza, fino a quando le cose non ti toccano personalmente” scrive nella lettera-diario che leggerà davanti a relatori e pubblico e che condivide in anteprima con “Il Cittadino”. Diploma di ragioniera, ma avrebbe voluto fare geometra, sposata e con una figlia adulta che le ha regalato la gioia di diventare nonna, Eugenia ha vissuto una vita da centometrista: per vent’anni impiegata in una multinazionale americana, e dal 1997 fino alla scoperta della malattia nel 2017, titolare con il marito di quattro società operanti nel settore edile, non ha mai perso tempo. “La maggior parte della mia vita l’ho vissuta correndo. Per il lavoro, per la famiglia, e non mi sono mai fermata – scrive -. Fino a quando un fatidico giorno mi sono svegliata e non riuscivo più a stare in piedi da sola. Ero come un sacco vuoto e dopo varie visite sono riusciti a scoprire qual era la causa dei miei mali. È come se in quel momento un camion mi avesse investito a 200 all’ora. Nel giro di un minuto la mia vita non c’era più. Paura, angoscia, risentimento, soprattutto risentimento». Poi un giorno la figlia le dice di aver sentito parlare del Centro Diurno di Casalpusterlengo e le suggerisce di provare a metterci il naso. È il 2023, la vita riprende a scorrere dopo la pandemia da Covid-19. Ed Eugenia bussa alla porta del Centro Diurno, che oggi è diventata una sua seconda casa ma che allora, appena vista, rifiuta. “Ero arrabbiata con il mondo, e rimpiangevo di aver fatto la scelta sbagliata, perché lì, era pieno di anziani, ed io che all’epoca avevo 66 anni, pensavo di non avere niente in comune con loro”. Scopre però che quelle persone possono esserle “amiche”. Impara a deporre la rabbia. E dall’incontro con l’arteterapia, arrivata così per caso un anno fa grazie a un’educatrice che dà a tutti pennelli e colori invitandoli a trasferire sulla carta quello che hanno dentro, ha ripreso a dare valore ai giorni. Un “tesoro” che oggi vuole condividere con chi soffre. Ed è spaventato, arrabbiato. Per questo parlerà sabato 29 novembre all’evento Parkinson. Per questo sogna di aprire un centro sul modello de “La Tartaruga” di Crema.

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