«I cattolici in politica alzino la voce» - La videointervista
Lodi Il senatore Casini, già presidente della Camera, alla festa dell’Unità
Lodi
Senatore Casini, l’organizzazione di Shanghai ha riunito pochi giorni fa una trentina di leader di paesi soprattutto asiatici, che rappresentano un terzo del PIL mondiale. Possiamo parlare della creazione di un nuovo ordine?
« Loro lavorano per creare un nuovo ordine mondiale alternativo a quello che è stata fino ad oggi la centralità dell’Occidente, ma questo è anche il frutto avvelenato di una politica di Trump che ha finito non per isolare la Cina, come lui si riprometteva all’inizio del suo mandato, ma per renderla ancora più centrale. Bisognerebbe riflettere molto autocriticamente, ma non credo che l’amministrazione americana abbia nessuna volontà di farlo».
Il colloquio Trump-Putin al momento non sembra aver portato alcun risultato apprezzabile. La pace in Ucraina è ancora lontana? Lei che futuro vede?
«Credo invece che il risultato del colloquio tra Trump e Putin ci sia stato, è molto rilevante ed è l’opposto di quello che noi speravamo. Cioè non è che Trump ha convinto Putin, sembra l’opposto. Putin si è servito di questo colloquio, è stato rilegittimato internazionalmente, è stato applaudito addirittura col picchetto d’onore dopo un atto in dispregio a tutte le norme di diritto internazionale. Diciamo che Putin da quel giorno è stato più forte e i bombardamenti in Ucraina si sono intensificati, per cui se questo è l’inizio mi sembra che la pace sia lontana invece che avvicinarsi. Noi nonostante tutto dobbiamo lavorare per la pace e l’unico modo per preparare la pace è far capire a Putin che non vincerà».
Il dramma di Gaza è sotto gli occhi di tutto il mondo. Il cardinal Pizzaballa ha più volte affermato che non vi è più un riconoscimento tra le parti e che ormai siamo entrati in una spirale d’odio che sarà molto difficile da disinnescare. Come se ne esce?
«Penso che Pizzaballa sia l’osservatore più attento, più obiettivo e ha identificato proprio quello che sta succedendo. Così come Papa Francesco a suo tempo, che aveva detto che si stava appropinquando una terza guerra mondiale a pezzi e in effetti è proprio successo così. Siamo in un clima di guerra che pensavamo superato negli anni. Dopodiché cosa succede a Gaza? Questo popolo palestinese deve vivere, lo dico con sincerità. La politica di Netanyahu è scellerata, è una politica che farà un danno allo stato di Israele, alla sua credibilità nel mondo che supererà i confini di qualsiasi nostra ipotesi, previsione, per cui noi che siamo stati sempre per due popoli e due stati dovremmo farci sentire con più forza anche con degli atti simbolici. Io spero che il governo italiano riconosca lo stato palestinese. Certo questo non significa aver risolto la questione, ma questo significa dare un contributo importante di solidarietà a un popolo che ha diritto di vivere come noi e come gli israeliani».
In tutto questo, l’Europa pare ancora politicamente molto debole, senza una voce univoca. Mario Draghi pochi giorni fa al Meeting di Rimini ha messo in luce le difficoltà. Cosa dobbiamo realmente e ragionevolmente aspettarci dalla Commissione europea?
«L’Europa siamo noi, l’Europa sono i parlamenti, sono il nostro governo. L’Europa non ha alternative a mettersi assieme, a realizzare quei progressi che sono stati evocati per lunghi anni ma mai realizzati concretamente. L’alternativa allo stare assieme in Europa è essere irrilevanti, irrilevanti tutti, italiani, francesi, tedeschi, con le piccole beghe trasversali che abbiamo. L’Europa è la nostra possibilità di essere protagonisti nel mondo, è la possibilità per i nostri figli di non essere subalterni ai potenti di turno. L’Europa non ha alternative, il sovranismo che dobbiamo proclamare non è quello italiano, che è stupido, ma è quello europeo».
In Italia il tasso di disoccupazione sta calando ma si allarga molto il divario tra la fascia più ricca della popolazione e la fascia invece meno abbiente. È un problema non solo economico, è un problema sociale. Come lo dobbiamo affrontare?
«Lo dobbiamo affrontare con grande serietà perché purtroppo, e su questo dobbiamo essere sinceri, non è solo una questione italiana, è anche una questione mondiale, europea, occidentale. Il divario si sta acuendo, il ceto medio rischia di scivolare nell’area di povertà, i poveri nel sottoproletariato, abbiamo sempre più homeless ad esempio nelle grandi città europee ma soprattutto americane, laddove il modello è più spinto. Allora, io che vengo da una tradizione democratica cristiana dico che proprio oggi dobbiamo recuperare il senso dell’economia sociale di mercato, perché il profitto non può essere un Dio, non possiamo elevarlo al Dio denaro, ma deve avere una finalità che è anche quella di riuscire a vivere assieme, vivere con il rispetto della dignità per tutti. A volte dico, scherzando ma non troppo, che anche i ricchi in un mondo con tanti poveri non staranno bene».
Papa Leone XIV indica tre grandi sfide: ambientale, demografica e quella dell’intelligenza artificiale. Credo che la sfida più sottovalutata sia quella demografica, non facciamo più figli, non cresciamo...
«La posso interrompere? Delle tre sfide stavo per dirle, prima che lei proseguisse nella domanda, che la più importante è quella demografica, perché non possiamo arrabbiarci perché arrivano troppi extracomunitari senza i quali l’Italia si fermerebbe, dobbiamo rilanciare alla grande la questione demografica, il che significa anche dare servizi, assistenza, aiuto alle giovani coppie che si vogliono sposare, opportunità. Bisogna dare l’opportunità di poter fare dei figli e questo lo si deve fare con una politica sociale che fino ad oggi è mancata».
Qual è oggi il ruolo dei cattolici in politica? Rischiamo di essere sempre più minoritari in questa società?
«I cattolici rischiano l’irrilevanza da tempo e pur tuttavia i cattolici sono fondamentali. Non si può più riproporre il modello del passato dove c’era un partito politico riferimento dei cattolici, figlio di tempi che non esistono più, oggi i cattolici sono ovunque, ma almeno che si facciano sentire, che su alcune battaglie come quelle su alcuni valori fondamentali - penso al tema della demografia che è essenziale, centrale - si facciano sentire».
La porto su temi più leggeri. Chiuderei con il calcio: il Napoli è ancora la squadra da battere? E cosa si aspetta dal suo Bologna?
«Non sono tanto interessato a battere il Napoli, perché il Bologna non può arrivare a vincere lo scudetto. Noi vogliamo confermarci in alto e penso che abbiamo delle buone possibilità per farlo. L’anno scorso abbiamo sognato, adesso non sogneremo sempre come l’anno scorso vincendo la Coppa Italia, ma speriamo».
Pier Ferdinando Casini è senatore della Repubblica, eletto come indipendente nella fila del Partito democratico. È stato presidente della Camera. Martedì 2 settembre ha partecipato alla Festa dell’Unità di Lodi a un dibattito con l’onorevole Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, sul tema “Sicurezza, democrazia e diplomazia: l’Italia tra sfide interne e scenari globali”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA