Zucchetti difende i nuovi arredi del centro

Il presidente della Camera di commercio: «L’immobilismo è deleterio»

È come quando esce un nuovo modello di automobile: all’inizio la guardi di traverso come fosse un’astronave, ma dopo che l’hai guidata un paio di mesi ti chiedi come diavolo faceva a piacerti la vecchia utilitaria. L’esempio arriva da Alessandro Zucchetti, presidente della Camera di commercio di Lodi e alla guida della software house di famiglia, deciso a spezzare una lancia a favore dei tanto vituperati arredi urbani apparsi un paio di settimane fa in corso Vittorio Emanuele e corso Umberto. «Quella compiuta dal Comune è una scelta estetica di coraggio che mi sento di condividere - dice - appena ho visto le fioriere e le nuove panchine immaginavo che a molti non sarebbero piaciute, ma al di là di ogni giudizio credo sia sempre positivo fare qualcosa di nuovo per la propria città. Certo, bisogna dare ai lodigiani il tempo di rifarsi gli occhi: scommetto che fra un paio di mesi, quelle stesse persone che oggi criticano aspramente i nuovi arredi impareranno ad apprezzarli». E nel caso in cui tutto ciò non succedesse? Se la maggior parte dei cittadini continuasse imperterrita a chiamare «porta scopini» le nuove fioriere e a vedere nelle panchine la sagoma di una candida cassa da morto? Poco male, l’importante è aver fatto qualcosa di concreto per rinnovare il volto del centro storico: «Le polemiche che stanno tenendo banco a Lodi in questi giorni mi hanno fatto pensare a quelle aziende che vorrebbero sempre mantenere inalterato lo status quo, fedeli al motto “se non fai niente di nuovo non potrai sbagliare”. Credo che questo immobilismo sia deleterio in ogni ambito, tanto in campo produttivo quanto nell’amministrazione del bene pubblico».

Il gruppo Zucchetti, del resto, è la dimostrazione vivente di come il cambiamento possa rappresentare al contrario un volano di crescita importante: «A fine anno cominceremo i lavori di riqualificazione del grattacielo che in futuro ospiterà i nostri uffici: pensi cosa sarebbe successo se il nostro progetto avesse dovuto tenere conto dell’estetica degli edifici circostanti, di un centro commerciale vecchio di trent’anni e di condomini costruiti in edilizia convenzionata». E come il “Pirellino” aspira a diventare il simbolo di un rinnovamento urbanistico positivo, anche le nuove fioriere, nel loro piccolo, vanno nella stessa direzione. Già, nel loro piccolo. «Perché i 30mila euro spesi per i nuovi arredi - dice Zucchetti - rappresentano solo una piccolissima parte di quei 400mila euro che il Comune ha ottenuto dalla Regione, la metà dei quali sono stati spesi per riqualificare strade, piazze e parcheggi, e l’altra metà sono stati utilizzati per finanziare i commercianti, dando loro la possibilità di rinnovare negozi e vetrine». Interventi importanti, cruciali, «di sostanza», in confronto ai quali panchine e fioriere non sono che minuzie. Sarà, ma intanto è di questo che la città parla, divisa tra i giudizi degli esperti d’arte e i sermoni delle cassandre, quasi contente nel constatare come i loro preannunciati vandalismi abbiano trovato pressoché immediata conferma: «Non mi meraviglia affatto, è così che va il mondo - conclude Zucchetti - le cose belle sono le prime a essere deturpate».

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