ZELO «Questa giunta è corrotta», condannata una donna denunciata dal sindaco Madonini per gli insulti via social

Il tribunale ha intimato all’autrice delle missive diffamatorie di pagare 900 euro di ammenda, ridotti a 300

Un’escalation di insulti, che culmina con l’accusa di corruzione, via mail, indirizzata al sindaco e alla sua amministrazione comunale. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, visto che il primo cittadino Angelo Madonini ha deciso di rivolgersi al tribunale di Lodi, che ha condannato per diffamazione una cittadina zelasca.

Le sue parole le costeranno una pena pecuniaria, che il giudice ha commisurato in 900 euro, ridotta per le attenuanti a 300 euro. Resta però la condanna e forse il monito, verso il crescente clima di odio che spesso si manifesta attraverso la violenza verbale soprattutto attraverso i social network.

Così è successo anche a Zelo, con gli esponenti della giunta che hanno chiuso un occhio, spesso anche entrambi, ma non hanno potuto farlo quando le accuse gratuite sono state inviate addirittura presso gli uffici comunale e alla prefettura di Lodi. Parole al vetriolo, quelle messe per iscritto dalla cittadina zelasca, che nella corrispondenza con l’anagrafe del Comune, ha scritto che l’«amministrazione comunale di Zelo non brilla certo per correttezza ma per corruzioni e tangenti».

Abbastanza per impugnare le carte e adire alle vie legali per la tutela delle persone e dell’ente. Il tribunale, visto la prova evidente della diffamazione, ha commisurato la pena nel pagamento di 900 euro, poi ridotta a 300. «Al di là del caso specifico oggetto di questo provvedimento, la considerazione più generale si inquadra nel ruolo svolto dagli amministratori pubblici - commenta Madonini -. Il sindaco è visto come chi possa risolvere tutto, a lui ci si rivolge per ogni questione, per ogni problematica che emerge a livello anche delle più piccole comunità, anche se non di propria competenza e, talvolta, con pretese assurde. Quando non si ottiene ciò che si vorrebbe, diventa il bersaglio, tra insulti e affermazioni inaccettabili».

Alle polemiche e alle critiche, certamente sempre attuabili, di frequente l’odio diventa il pretesto per accuse gravi. «Non c’è mai soddisfazione per una condanna, ma è chiaro che troppo spesso si trascende nel linguaggio utilizzando termini lesivi e volgari, nell’ingiuria - conclude Madonini -. A ciò va posto un argine. E ben venga quindi questo provvedimento attuato dal giudice di Lodi che restituisce un po’ di legittimità e di decoro alla funzione che i sindaci ricoprono, richiedendo il dovuto rispetto di chi amministra un Comune, così come altri enti».

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