Vogliamo una gestione più vicina alla gente

Come Unitre di Lodi,Università delle tre età che da oltre 25 anni opera in città a favore delle persone che hanno raggiunto la piena maturità(ma non solo), interveniamo volentieri nel dibattito, quasi un dilemma, che si è sviluppato a proposito del futuro di Santa Chiara: fondazione o regionalizzazione? Diciamo subito che siamo per la Fondazione e, senza ripetere motivazioni già espresse dal Comitato che si è costituito e al quale abbiamo aderito con convinzione, diciamo che questa opzione deriva dal nostro stesso essere come Associazione, direi dal nostro DNA .

Unitre è, per definizione, palestra di cultura ed accademia di umanità.

Considerando questa seconda definizione, ci piace pensare che una soluzione “lodigiana” possa rispondere meglio a quelle che sono le esigenze degli utenti della struttura, “partendo da una sensibilizzazione di accoglienza e rispetto dell’altro, che preveda momenti concreti di volontariato e solidarietà”, come testualmente riportato nella nostra Offerta Formativa. In altre parole, siamo convinti che con una gestione più vicina alla gente, più inserita nel territorio e nel tessuto delle Associazioni, l’interlocuzione sia più facile e controllabile, la programmazione ne risenta positivamente e quindi l’ospite stia meglio.

Il secondo ordine di motivazioni, attiene la definizione di Palestra di Cultura, propria dell’Unitre, e si intreccia su due concetti solo apparentemente distanti: la valorizzazione del territorio e la promozione di un invecchiamento attivo. Sul primo aspetto pensiamo non ci siano dubbi di sorta.Va da sé che una soluzione che privilegia la “lodigianità” della struttura sia per antonomasia, e non solo, foriera di una valorizzazione del territorio che per altri versi sta perdendo e ancor più si appresta a perdere, contingenti di autonomia e capacità decisionali indipendenti.

La regionalizzazione di Santa Chiara, che da sempre è legata agli affetti della gente e alle politiche assistenziali della città, sarebbe un ulteriore tassello di questa malinconica ed inarrestabile, ancorché incomprensibile, dismissione di autonomia e potere locale. Non si tratta di miope localismo, quanto della difesa di valori legati alla tradizione e soprattutto all’efficienza e qualità del servizio. Sul fronte dell’invecchiamento attivo, francamente si può invecchiare bene o male sia che si tratti di una Fondazione sia che si trasformi in struttura regionale. Ben altri sono gli elementi che contano. Crediamo però, come già si diceva, che risulti più facile per delle Associazioni legate al territorio, quale è la nostra, avere un rapporto più diretto nel proporre iniziative di coinvolgimento degli ospiti di Santa Chiara, se questa ha una governance lodigiana, ugualmente interessata a politiche di valorizzazione delle associazioni locali.

Un’ultima osservazione infine, non richiesta e più personale.

Le preoccupazioni dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali sono comprensibili, anche se nello Statuto della costituenda Fondazione vengono date le più ampie rassicurazioni al riguardo. I cambiamenti in genere e una malcapita trasformazione da pubblico a privato può far sorgere legittimi timori.

Ma, mi sento di porre una domanda accorata ai lavoratori e ai sindacati,soprattutto quelli confederali, le cui stanze frequento convintamente da oltre quarant’anni.

Proviamo a staccarci un attimo dagli interessi precipui della categoria (quelli che una volta si chiamavano corporativi), accantoniamo per un momento elementi salariali e condizioni di lavoro che comunque, ribadisco, vengono salvaguardati nella nuova impostazione, e tentiamo di pensare un po’ più in grande, guardando al bene comune e al benessere degli ospiti di Santa Chiara: ma davvero credete che le condizioni degli utenti in primis e quelli del territorio poi abbiano ad avere dei benefici con la regionalizzazione?

Io ne dubito assai.

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