Violenza su giovani donne, in tribunale a Lodi tre casi di persecuzione

A poche ore dalla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si sono celebrate in tribunale a Lodi ben tre udienze che vedevano imputati giovani del lodigiano e del Sudmilano, tra i 24 e i 26 anni, accusati in due casi di stalking nei confronti delle fidanzate e in un terzo di aver addirittura minacciato di morte i carabinieri che erano intervenuti per una richiesta di aiuto arrivata, anche in questo caso, dalla fidanzata dell’imputato.

Vicende drammatiche che una psicologa del centro antiviolenza di Lodi “L’orsa minore” di via Paolo Gorini, chiamata a testimoniare per una vicenda nel quale la vittima aveva chiesto aiuto proprio al suo staff, ha così spiegato al giudice Elisabetta Santini: «Questo caso ripercorre schemi che sono ricorrenti nelle 600 storie che ci sono state illustrate da donne e ragazze lodigiane. All’inizio del rapporto questo giovane, per quello che la ragazza ci ha riferito, si era presentato come “principe azzurro”. Ma poi è iniziata la prima violenza, quella psicologica. Ha iniziato a insultarla e a svilirla per ogni cosa. Da “stupida” è passato a offese più gravi, magari semplicemente perché non gli piaceva un vestito che aveva scelto. Motivazioni banali, ma che hanno creato in questa ragazza un senso di colpa, perché il concetto che lui esprimeva era “sei tu che mi porti a insultarti“. E poi un’escalation di violenza: dalle tirate di capelli agli spintoni, fino alle botte. Soprattutto sulla testa. Credo che ragazzi così colpiscano le donne sul capo per non lasciare segni». Segni che però un’amica della vittima ha testimoniato di aver visto, sulle braccia, una settimana in cui erano in vacanza assieme, senza fidanzati. La ragazza era anche finita al pronto soccorso e un giorno ha trovato il coraggio di denunciare. E il fidanzato, G.M., incensurato, è finito agli arresti domiciliari, non molti mesi fa, ed è tuttora sottoposto alla misura. «Finora però è emersa solo la versione della ragazza, vedremo le altre testimonianze», precisa il difensore Adele Burinato.

Altra vicenda, quella di una giovane del Basso Lodigiano che a un certo punto si era ribellata a un rapporto che viveva come ossessivo, all’inizio dello scorso anno, e aveva lasciato il ragazzo dal quale attendeva un figlio. Non ha neppure chiesto al suo ex di riconoscerlo, non l’ha più voluto vedere. Ma sarebbe stata ugualmente tempestata di sms e, a suo dire, comunque assediata, e aveva ottenuto dal tribunale l’ordine, per il ragazzo, del divieto di avvicinarla. «Era ossessionato dalla gelosia, gli avevo anche consigliato un corso con psicologi per risolvere il problema, ma mi aveva risposto “io non sono matto”», ha testimoniato la vittima.

Il terzo caso è nel Sudmilano: una ragazza poco più che ventenne conosce in una comunità M.T. e diventa la sua fidanzata. Lui però una sera, mentre vedono assieme un film sulla mafia, inizia a parlare in siciliano, prende quattro coltelli ed esce di casa dicendo che vuole ammazzare un ragazzo con il quale l’aveva vista parlare. Lei racconta l’episodio ai carabinieri, che lo rintracciano e sequestrano i coltelli, ma una volta in caserma il ragazzo minaccia di morte i militari e uno psicologo. «Non si era mai comportato così», ha rimarcato al giudice la ragazza, che non l’ha denunciato. Ma la giustizia deve procedere per l’attacco ai carabinieri.

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