Violenza alle donne, sempre più casi al pronto soccorso
Tra Lodi e Codogno si è passati dai 107 di tutto il 2018 ai 114 da inizio 2020 a ieri. In cinque casi la vittima di violenza però era un uomo.
Violenza contro le donne, nel Lodigiano casi ancora in aumento. I numeri del pronto soccorso di Lodi e Codogno sono in drammatica crescita. Nel 2018 erano stati 107 i casi di violenza approdati in pronto soccorso, 79 in quello di Lodi e 28 a Codogno. Nel 2019 i casi sono saliti a 2016, 85 dei quali a Lodi e 31 a Codogno. A ottobre 2020 siamo già arrivati a 114, 84 dei quali arrivati in pronto soccorso all’ospedale Maggiore del capoluogo e 25 nel presidio di Codogno. A snocciolare i dati, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra domani 25 novembre, è Barbara Grecchi, responsabile aziendale prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e i minori e responsabile del servizio promozione salute. L’Asst di Lodi, in occasione della giornata del 25 novembre, ieri mattina, ha presentato le sue iniziative. Quest’anno, spiega la responsabile Grecchi (coordinatrice e curatrice delle iniziative) insieme al direttore socio sanitario Giuseppe Tallarita, Bianca Gritta, referente della rete di coordinamento tra ospedale e territorio, il responsabile del dipartimento di salute mentale Giancarlo Cerveri e la direttrice delle farmacie comunali Daniela Quaini, ha promosso “Appese a un filo: progetto panchine rosse”. Le 5 panchine, realizzate all’interno del laboratorio del dipartimento di salute mentale, la Casa del lavoro possibile (gruppo falegnameria e gruppo brico) sono state installate nell’ingresso dell’ospedale di Lodi e Codogno e davanti alla farmacia comunale 1 di via San Bassiano 39, alla farmacia comunale 2 di via Cavallotti 23 e alla comunale 4 di viale Pavia 9.
Questa iniziativa, hanno detto i promotori, assume quest’anno una valenza ancora superiore alla luce delle conseguenze del covid, che purtroppo ha fatto aumentare i casi di violenza in ambito domestico, già di per sè elevati. Le panchine, hanno detto i promotori, sono un simbolo dei femminicidi e della violenza maschile sulle donne. Una donna uccisa lascia un vuoto che non può essere dimenticato. «La panchina rossa, colore del sangue - spiegano - è diventata il simbolo del posto occupato, quello dove si sono sedute tante volte l’amica, la mamma, la moglie portate via dalla violenza. Diversamente dalle altre iniziative estemporanee la panchina rossa è un’installazione permanente. Rimane al suo posto come monito per la difesa dei diritti delle donne e contro la violenza di genere. «Dei 114 casi di ottobre 2020 - spiega la dottoressa Grecchi - 5 episodi sono di violenza domestica sugli uomini, 7 di violenza sessuale e 3 di violenza assistita da parte di minori. Questi numeri sono solo la punta dell’iceberg. Molte donne non si presentano ai servizi, altre si presentano, ma non raccontano. «Ho sentito il dovere morale di essere qui con voi oggi - ha detto il direttore socio sanitario Tallarita - perché prima di essere un uomo delle istituzioni in rappresentanza dell’Asst di Lodi sono un uomo, un marito e un padre. Purtroppo il tema della violenza è complesso e sempre più attuale e lo dimostrano i dati dell’Istat che registrano un aumento esponenziale dei casi. E se esiste un’arma contro la violenza, questa è proprio la sensibilizzazione, l’informazione e la condivisione». Le panchine - annota la dottoressa Gritta -, servono a far pensare che la violenza di genere va fermata». Parole di ringraziamento sono arrivate anche dalla direttrice delle farmacie Quaini e dal direttore del dipartimento di salute mentale Cerveri.
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