
Viaggio nel degrado: ecco com’è ridotto l’ex stabilimento Robur
Le barriere New Jersey in cemento piazzate all’ingresso evitano probabilmente la possibilità di qualche altro rave party ma di certo non scoraggiano gli anonimi writer e i bivaccatori che sembrano avere eletto l’area come luogo prediletto per trascorrerci qualche serata.
A giudicare dall’estensione di scritte, murales e graffiti, ben visibili dalla strada sterrata d’accesso e ancora più visibili dai binari della vicina linea ferroviaria, nell’ex stabilimento Robur-Eurotecno in località Carazzina alle porte di Lodi si entra senza difficoltà. La recinzione in cemento lungo la stradina d’accesso (già di per sè fuori mano e non visibile dalla vicina provinciale per Lodi Vecchio) è stata divelta e riparata in più punti e il passo carraio è stato bloccato da alcune barriere stradali come peraltro chiesto dalle autorità di pubblica sicurezza all’indomani della maxi festa abusiva che si tenne qui a luglio del 2014 (un altro rave si era tenuto nel 2009). L’altezza non particolarmente elevata però non impedisce di scavalcare e una volta entrati si è praticamente invisibili dall’esterno a eccezione del lato confinante con la massicciata rialzata della ferrovia.
Da qui, al massimo, si può però essere intravisti da qualche passeggero dei treni diretti o provenienti da Milano. Al netto del solito eternit e dalla spazzatura lasciati lungo il perimetro, gli autori dei raid non si sono limitati alle scritte: qualcuno ha anche forzato una finestra nella confinante centralina dell’Enel, ora accessibile con tutti i rischi connessi. L’intero complesso continua quindi a essere un “buco nero” a ridosso della città di Lodi e a due passi dal polo universitario che sta sorgendo al di là della provinciale.
L’ex fabbrica di mangimi era finita all’asta ed era stata acquistata da una società collegata alle autolinee Star con l’obiettivo, caduto nel dimenticatoio, di trasformarla nel nuovo deposito dei pullman. L’area era finita anche nei dossier dell’Agenzia regionale per l’ambiente per un intervento di bonifica del gasolio fuoriuscito nei primi mesi del 2006 da alcuni serbatoi, bonifica da cui peraltro era nato un processo per una presunta truffa da cui ne uscirono, scagionati da ogni accusa, alcuni dirigenti della Provincia di Lodi.
Precedentemente i capannoni erano stati inoltre al centro di un complesso braccio di ferro con il Comune quando l’imprenditore Edoardo Marelli vi impiantò uno stabilimento per trasformare in mangimi per animali i latticini scaduti.
Un’attività che diede origine a numerose proteste da parte dei residenti vicini per l’odore che si sollevava dai formaggi scaduti stoccati, proteste a cui fecero seguito sopralluoghi di tecnici comunali, amministratori comunali, polizia provinciale e perfino dei Nas, che misero sotto sequestro l’impianto in quanto rilevarono che parte della lavorazione non avveniva in ambiente chiuso. Una storia travagliata di cui non si vede la fine.
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