Vaccini, 1651 persone in due giorni

L’Asst di Lodi ha somministrato 1170 dosi giovedì e 481 venerdì. La dottoressa Mercantini: «Le mascherine vanno portate anche dopo il vaccino, facciamo attenzione, non abbassiamo la guardia»

Continua la lotta al Covid nel Lodigiano. Tra giovedì e venerdì, l’Asst di Lodi ha somministrato 1651 seconde dosi di vaccino.

Giovedì, infatti, l’equipe vaccinale ha somministrato 258 seconde dosi agli operatori della sanità e 912 dosi nelle case di riposo. Venerdì, invece, le dosi somministrate sono state 253 tra gli operatori e 228 in Rsa, per un totale di 481 seconde dosi.

Secondo il piano vaccinale “massivo” di Regione Lombardia, la fase due dovrebbe partire dopo il 24 febbraio.

Il medico Fulvia Mercantini di Lodi, in un suo documento, in questi giorni, ha delineato le caratteristiche dei vaccini. «Il primo - spiega - è a virus attenuato: in laboratorio hanno prelevato il Coronavirus, l’hanno reso meno attivo e inoculato nei pazienti, come il vaccino della polio. Questo vaccino è allo studio in Cina, utilizzato in Cina e in Europa e approvato solo dagli Ungheresi».

«Poi ci sono i vaccini a Rna messaggero, quello di Pfizer e Moderna, più altri allo studio. La parte più pericolosa del Covid sono le sue punte, le spike. Sono pericolose perché sono come delle chiavi che riescono ad aprire le serrature delle cellule. In termine tecnico le serrature sono i recettori. Le “chiavi” aprono le membrane delle cellule e le infettano».

«Il vaccino ad Rna messaggero - aggiunge - contiene un pezzetto di Rna di virus che serve a codificare le spkie. Quando viene inoculato l’Rna messaggero nel braccio, questo fa produrre la proteina spike che viene individuata come estranea dal sistema immunitario che produce gli anticorpi».

«Un terzo tipo è il vaccino a vettore virale tipo quello di Astrazeneca, lo Sputnik russo e il Johnson & Johnson che oggi ha chiesto l’ok all’Ema. L’obiettivo dei virus a vettore è di far produrre al corpo gli anticorpi contro la proteina Spike. Nel dna dei virus viene inserita l’informazione genetica per sintetizzare la spike».

«L’ultimo tipo è costituito dai vaccini a proteine ricombinanti, per esempio quello della Sanofi, Glaxo e Novavax: sono a base di proteine virali. Viene isolata la Spike e iniettata direttamente nel corpo. Questi vaccini sono più indietro, quindi arriveranno più tardi. Adesso ne abbiamo due a Rna messaggero (quelli di Pfeizer e Moderna), Astrazeneca tra poco e da fine mese forse quello della Johnson Johnson. Quelli a Rna messaggero hanno il 90 per cento di copertura, lo Sputnik intorno al 90 per cento di copertura. Dicevano che Astrazeneca avesse solo il 66 per cento di efficacia, invece hanno visto che se la seconda dose è dopo 12 settimane, la copertura sale all’82 per cento. È buona anche la copertura che produce dopo la prima dose (76 per cento): costa poco e può essere tenuto in frigo per 6 mesi. Così possono vaccnarsi anche le popolazioni del terzo mondo. È inutile vaccinarsi con il vaccino costoso quando poi non c’è copertura vaccinale adeguata altrove. Il Johnson & Johnson avrà bisogno di un’unica dose: è l’unico efficace con una sola inoculazione. Attualmente ha un’efficacia del 66 per cento, ma si vedrà strada facendo. Anche questa percentuale sarà rivista a fronte dei nuovi dati. Chi avrà ricevuto il vaccino di Astrazeneca non dovrà sentirsi meno protetto di chi è stato vaccinato con Pfizer».

«Chi è stato sottoposto al vaccino potrebbe venire ancora contagiato - aggiunge la dottoressa - e passare il virus agli altri. Il vaccino, infatti serve a scacciare le gravi conseguenze in caso di malattia, ma non è chiaro se impedisca del tutto di infettarsi».

La dottoressa Mercantini, quindi, lancia un appello: «Anche chi viene vaccinato deve portare la mascherina - dice -, possibilmente una Ffp2, soprattutto se si devono frequentare ambienti a rischio, medici, affollati o scuole, continuare a rispettare le regole di distanziamento e l’igiene delle mani. Si potrebbe essere ancora contagiosi o toccando qualcosa di contaminato fare da veicolo anche con le mani. Non c’è solo la contaminazione con le goccioline. Le regole di sicurezza non devono mai venire meno».

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