Una vita più lunga per i lodigiani: cala il divario tra uomini e donne
Migliora l’aspettativa di vita dei lodigiani. A dirlo sono i nuovi dati del rapporto 2010 dell’osservatorio sulla salute dell’Università Cattolica. La provincia di Lodi è, a livello nazionale, quella dove, tra 1998 e 2007, si registrano i vantaggi più significativi e si guadagnano una media di 2,6 anni di vita in più per le donne e 3,5 per gli uomini.
La ricerca sulle aspettative di vita e sul tasso di mortalità per cause di decesso, in particolare quello relativo ai tumori, è stata acquisita da palazzo Broletto. «Pur non avendo competenza specifica in materia - fanno sapere in una nota - ci è sembrato interessante il cambiamento notevole dello scenario. Dare interpretazioni delle motivazioni spetterà all’autorità sanitaria che, a quanto ci risulta, ne è in possesso. Sarà interessante capire cosa si potrà dedurre da questi dati».
«L’aumento della sopravvivenza in tutta Italia - spiegano gli studiosi dell’università - è stato in gran parte determinato dall’importante declino della mortalità nelle età anziane. Questo ha prodotto un sensibile aumento della sopravvivenza oltre i 65 anni di età». Lodi, dicono gli studiosi, è la provincia che è migliorata di più perché era quella dove il rischio era tra i più alti del paese.
Se per i maschi e le donne lodigiane, la speranza di vita, tra ‘98 e 2000 era rispettivamente di 74,1 e 81,2 anni, tra 2000 e 2007 è salita a 77,6 per i maschi e 83,8 per le donne.
«Emblematico - segnala l’università - è il caso di Lodi che, nonostante il forte guadagno, resta ancora tra le province con la speranza di vita più bassa».
Gli uomini che vivono di meno, rispetto al Lodigiano, infatti, si trovano solo a Vercelli (77,2), Aosta (77,3), Sondrio (77,5), Napoli (76,4), Caltanisetta (77,2) e Nuoro (76,4). In tutte le altre province, invece, l’aspettativa di vita, tra i maschi, è più alta. «Tra gli inizi degli anni 2000 e il biennio 2006-2007, al netto dell’effetto dell’invecchiamento della popolazione, la mortalità, oltre il primo anno di vita è diminuita da 103,5 a 89,8 per 10mila negli uomini e da 61,3 a 54,5 per 10 mila nelle donne (rispettivamente 13 e 11 per cento di riduzione). Per i primi, seppure in un quadro di lieve incremento dell’eterogeneità provinciale, le maggiori riduzioni si sono avute, in genere, laddove il rischio era tra i più alti del paese, nel 1999-2001: prima fra tutte la provincia di Lodi con una riduzione di quasi il 28 per cento. Per le donne i guadagni maggiori si soni avuti nelle province di Caserta, Lodi, Rieti e Vibo Valentia che hanno visto diminuire il loro rischio del 14 per cento».
La contrazione della mortalità, tanto per gli uomini che per le donne lodigiane si è contata tra i 55 e i 74 anni, dove il tasso standardizzato di mortalità oltre l’anno di vita per 10mila è passato da 209 tra gli anni ‘99-2001 a 121,3 tra 2006 e 2007.
Significativi, nella tabella sui tassi di mortalità oltre l’anno di vita (per 10mila) per cause di morte, anche i dati sui tumori maligni, Se, nei maschi, tra ‘99 e 2001 il tasso era pari a 49,2, tra 2006 e 2007 è passato a 30,2. Per quanto riguarda le malattie del sistema circolatorio, si è passati, invece, da un tasso di 41,4 a 30,4. Scesa anche la mortalità per cause violente, da 6,4 a 5,1 e anche la voce “altre cause” registra un decremento, da 25,1 a 22,3. Stesso percorso per le donne. Il tasso di mortalità relativo al cancro è sceso da 22,3 a 15,3, quello legato alle malattie del sistema circolatorio si è ridotto da 27 a 20,7, mentre per le morti violente il dato è sceso solo da 2,2 a 1,9.
Per quanto riguarda i maschi, la provincia di Lodi è quella che, in Lombardia e in tutta Italia, è passata dal tasso maggiore al tasso più basso. In tutta Italia solo 10 province hanno un tasso di mortalità più basso del suo.
Mentre per quanto riguarda le donne, solo Vercelli e Ascoli Piceno riescono, addirittura, a fare meglio. I prossimi dati, aggiornati al 2010, ci diranno se questa tendenza virtuosa, che inverte lo storico primato lodigiano, sarà confermata.
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