Un passato da vittima del branco: ora sui social sbeffeggia i bulli

«Mi hanno preso in giro per due anni alle elementari e poi al Bassi, ora che ho girato questi clip mi lasciano stare»: il suo profilo ha centinaia di visualizzazioni

Lo prendevano in giro fin dalla quarta elementare. Dicevano che si metteva le dita nel naso, puzzava e non valeva niente perché a differenza degli altri non giocava a calcio. Lui, Gé (omettiamo la sua identità, utilizzando il nome che usa sui social, ndr), bimbo magro e con gli occhiali, tornava a casa piangendo. È andata avanti così fino a quando non ha deciso, con l’aiuto dei genitori e della mamma che ha un passato come operatrice televisiva, di ribellarsi. E fermare, attraverso la pubblicazione su YouTube e Facebook di video antibullismo, la scia di insulti e percosse. E l’idea ha funzionato.

I suoi compagni, adesso che ha 14 anni e frequenta la prima al Bassi, hanno rallentato le derisioni.

«Mi prendevano in giro perché non giocavo a calcio - commenta il ragazzo -. Avevano fatto girare la voce che mi mettevo le dita nel naso e mi chiamavano in modi sgradevoli. Alle medie, invece, alla Don Milani, ho passato 3 anni bellissimi». Gè pensava che l’incubo fosse finito, invece, al Bassi, è ricominciato tutto da capo. «Siamo in classe in 17 - dice -, io sono l’unico di Lodi, quindi sono fuori dal gruppo di quelli che frequentano il terminal bus. Alla fine del primo quadrimestre mi hanno tolto anche dal gruppo di whatsapp. Per me, che sono il rappresentante di classe, invece, era importante esserci. Almeno, così credevo. Poi, invece, ho pensato che in fondo era meglio così. Quando scrivevo qualcosa di sbagliato, per esempio il nome di un calciatore, mi insultavano. La cosa peggiore era quando mi davano i pugni e mi molestavano. Mia mamma allora è andata dal preside a denunciare la situazione». Aver fatto i nomi dei “bulli” ha moltiplicato l’isolamento. «Tutta la classe - continua il quasi 15enne - mi si è rivoltata contro. Mi giravano le spalle quando passavo, mi prendevano in giro e durante le lezioni di diritto, occasione per fare i lavori insieme e unire i banchi, il mio banco era l’unico isolato dal resto della classe. È stato brutto. Se alle medie mi divertivo, adesso per me la scuola era diventata una toccata e fuga. Nel primo quadrimestre ho pensato addirittura di cambiare scuola. Poi a mia mamma è venuta l’idea di fare dei video antibullismo. Subito ho pensato che mi avrebbero preso in giro il doppio, invece la situazione è migliorata».

«Ne abbiamo fatti 7 e li abbiamo pubblicati sul profilo facebook Video antibullismo - racconta la mamma Marusca - . In un mese e mezzo siamo quasi a 800 visualizzazioni. Tutte le pagine antibullismo l’hanno preso in considerazione, pubblicano i suoi video, hanno scritto degli articoli nelle loro pagine. Mio figlio si è galvanizzato. Si è sentito forte, è passato da essere niente a you-tuber. Abbiamo risolto il problema con molta delicatezza. Il preside, i professori, la scuola sono stati fantastici».

D’accordo con lei è anche papà Aldo: «I video - dice - hanno aiutato molto mio figlio a esorcizzare il problema e i suoi compagni hanno cambiato idea su di lui. Lui ha grande fiducia in sè. Nel gruppo di atletica ha degli ottimi amici, anche all’oratorio e nel contesto abitativo. È un peccato che il primo anno di scuola sia andato così. Gli avevo detto proprio il primo giorno che lo invidiavo perché da studenti questa è l’età più bella. La scuola però ci ha proprio ascoltati. Sono stati bravi».

«Ho fatto questo video - chiude il giovane - per far capire cosa si prova a essere bullizzati. Uno è come è, uno può essere bravo in matematica, l’altro preferito dalle ragazze, ma siamo tutti uguali. I miei amici di atletica quando hanno visto i video ridevano con me e non contro di me. È molto diverso. Andrò avanti a fare video fino a che il bullismo esisterà».

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