«Un ecodoppler? Torni tra due anni»

Due anni di attesa per fare l’ecolordoppler vascolare nel Lodigiano. A dicembre dello scorso anno l’attesa era di un anno e mezzo, ora è salita ancora. È quanto denuncia la paziente Franca Antonia Dossena protagonista di una odissea sanitaria. «Sono andata a prenotare l’esame con prescrizione differibile rilasciata dal mio medico curante, da effettuare secondo la normativa entro 60 giorni - racconta -. Invece l’operatrice mi ha detto che ci volevano più di due anni». Tempistica questa sicuramente fuori da ogni sua previsione. Per questo la donna si è attaccata al telefono e si è rivolta all’Urp chiedendo il rimborso dell’esame effettuato, a quel punto, privatamente. Sono venuta a sapere che qualora la lista d'attesa sia sforata in tutta l’Azienda ospedaliera deve essermi garantita la sua esecuzione in regime di libera professione, ma con il solo pagamento del ticket. Sono stata contattata molte volte da persone diverse, alle quali ho sempre raccontato la vicenda da capo. In seguito al riascolto della registrazione è emerso che l’operatrice aveva sbagliato, considerando la mia prestazione nell’agenda dei controlli e non dei primi accessi. Ritengo che, anche se si tratta di controlli, la lista d’attesa sia a dir poco fantascientifica». Il responsabile della chirurgia vascolare Angelo Argenteri non si sbilancia: «In questo momento non riesco a verificare i dati, ma gli esami che facciamo sono molti», dice. Al policlinico di San Donato per una visita di controllo ci vogliono 20 giorni, mentre, fino a un anno fa, a Melegnano, i tempi erano di 171 giorni. «Magari non sono proprio due anni - commenta la direttrice sanitaria Angela Bocconi -, la situazione purtroppo però è sempre la stessa da anni. Le richieste da noi sono abusate. Abbiamo un apparecchio solo e gli operatori lavorano 8 ore al giorno. Di più non è possibile fare. L’importante è garantire le urgenze entro le 24 ore. L’apparecchio in più che è arrivato viene utilizzato anche dai nefrologi, non è ad uso esclusivo dei vascolari. Con un apparecchio solo di più non è possibile fare». La signora Dossena è amareggiata per il sistema sanitario regionale: «Ho sperimentato sulla mia pelle e nel mio portafogli la sua efficienza - dice -. Dopo aver ricevuto in risposta alla mia richiesta di rimborso innumerevoli scuse per quanto accaduto mi ritrovo a constatare che a pagare sono sempre io: il fiore all’occhiello che portavo in nome della buona sanità lombarda è inesorabilmente appassito».

Cristina Vercellone

© RIPRODUZIONE RISERVATA