Un centro per disabili sfratta i profughi

La struttura di cura occupa i primi due piani dell’hotel Ambra

Un centro di riabilitazione pronto a sfrattare i profughi dall’hotel Ambra. Al piano terra della struttura, al 3 di via Maestri del Lavoro, ci sono già una palestra, due sale per massaggi attrezzate, una spazio dove lavorare con la tecnica nota come “adeli”, specialità anche di un centro che si trova a Piestany in Slovacchia. E ci sono anche due coniugi di Messina, che hanno portato qui la loro bambina di sette anni, che tra le altre patologie soffre anche della sindrome di West. Due piani sopra, ci sono oltre 50 profughi che occupano le stanze degli ultimi due livelli. Una convivenza piuttosto “insolita”, a cui Carlo Omini, gestore dell’hotel Ambra e del Laus Residence di Lodi Vecchio, ha chiesto ufficialmente che sia messo fine. Inoltrando una missiva, alla Protezione civile, alla Regione, alla prefettura, alla Provincia e al sindaco di Lodi Vecchio. L’obiettivo è semplice: riuscire a spostare gli ospiti provenienti dal Nordafrica da San Zenone a Laus Residence di viale Europa 36 a Lodi Vecchio, citando nel merito l’aver «sottoscritto in precedenza con la Fondazione Aditalia onlus un apposito contratto di locazione per il godimento della struttura di San Zenone al Lambro». Una fondazione che «deve operare per il tramite di medici specialisti, bambini anche fortemente disabili». Dove «gli ospiti stranieri potrebbero, pur senza volerlo, creare disagio e impedimento al pacifico svolgimento dell’attività di questa fondazione». Che nel frattempo ha cambiato nome. Ora si chiama “Suitfotyou” e ha battezzato la sede all’hotel Ambra in “Centro Area”. Al primo piano dell’hotel, diciotto stanze sono già state trasformate in studi medici e locali a disposizione del personale. «Al lavoro ci sono già una psicologa, tre fisioterapisti, un’ergoterapista che insegna ai bambini a muoversi con indipendenza, oltre ad una neurologa e due tecnici che arrivano dalla Russia per l’utilizzo di una speciale tuta di supporto - spiega Ester Bersani, la fondatrice originaria di Melzo, maestra elementare e madre di un ragazzo disabile, vittima di un grave incidente stradale otto anni fa -: a regime potremo curare 24 pazienti, che arriveranno con le famiglie da tutta Italia. Per tutto il circondario significa anche un indotto notevole, ma nessuno ci sta aiutando». I fondatori lamentano il fatto di non avere sostegno nella battaglia per liberare l’hotel Ambra. «Quando abbiamo firmato il contratto d’affitto, l’albergo era vuoto - chiariscono -: ora conviviamo con 51 profughi completamente abbandonati a loro stessi. Non abbiamo nulla contro di loro, ma abbiamo bisogno di tranquillità e massima igiene». I gestori del Centro Area, il 7 luglio scorso, si sono anche rivolti ai carabinieri, «perché le bollette della luce non erano state pagate dalla proprietà e i 50 profughi sono rimasti al buio per un giorno intero». Che però il centro sia già in funzione non è cosa nota neppure negli uffici comunali di San Zenone. «Siamo a conoscenza di una richiesta datata 18 gennaio da parte di questa Fondazione - dice il sindaco di San Zenone, Sergio Giovanni Fedeli - : l’unico passaggio in giunta è stato quello per autorizzare la società a cedere parte della struttura in affitto, perché così è previsto dalla convenzione in quanto attività inserita nell’area Pip. A me non risulta però che sia operativo».

Rossella Mungiello

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