Un altro detenuto libero per errore

Un pregiudicato lodigiano, in carcere in attesa di giudizio, è stato liberato per errore ieri mattina dalla casa circondariale di via Cagnola. Secondo alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria c’erano già stati altri due episodi analoghi negli ultimi tre mesi, in particolare le cronache avevano reso noto quello di un marocchino di 28 anni che era stato liberato nei primi giorni di marzo al posto del compagno di cella, che invece di anni ne aveva 48.

In entrambi i casi, gli avvocati di fiducia, immediatamente contattati dai detenuti per ringraziarli dell’inattesa scarcerazione, hanno convinto i “liberi per errore” a ripresentarsi in via Cagnola, per evitare di poter venire accusati di evasione. Anche in questa occasione, la direzione della casa circondariale non rilascia dichiarazioni. Proprio nelle stesse ore il segretario generale del sindacato Sappe Donato Capece ieri aveva dichiarato: «La polizia penitenziaria di Lodi non è serena».

Resta da capire come sia potuto succedere. Il detenuto avrebbe ricevuto la notifica di una misura di sorveglianza, verosimilmente la “libertà vigilata”, che però sarebbe dovuta scattare una volta terminata la carcerazione. Una delle ipotesi è che questo atto giudiziario sia stato male interpretato all’ufficio matricola, dove da diverso tempo ci sarebbe personale in applicazione da altri istituti.

Il detenuto, convocato per la liberazione, una volta che si è trovato in mano un provvedimento inevitabilmente pieno di riferimenti a codici e leggi, a sua volta e a maggior ragione non si è reso conto subito che quella notifica nulla aveva a che vedere sul suo regime cautelare. Della vicenda è stata interessata la procura della Repubblica. L’episodio dell’inizio di marzo, invece, sembra fosse stato originato da un errore di persona: in quel caso dal tribunale di Lodi era stata chiesta la liberazione di un 48enne nordafricano che era stato da poco accusato di un fatto di violenza e che era finito nella stessa cella di un 28enne marocchino arrestato per spaccio tra San Giuliano e Melegnano. Dal carcere di Lodi invece era stato fatto uscire il 28enne, che - a suo dire - non avrebbe compreso bene il provvedimento a lui notificato, perché non tradotto in arabo, e si sarebbe insospettito solo quando, ormai fuori dal portone della Cagnola, nel portafogli aveva trovato il documento d’identità del compagno di cella. In quel caso il difensore aveva accompagnato il giovane in questura, chiedendo anche di contattare il pm di turno per formalizzare la situazione. Del terzo episodio, che sarebbe avvenuto prima di marzo, si era appreso solo da fonti sindacali, senza che siano mai trapelati i dettagli.

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