
Ucciso dal cuore, salverà cinque vite
Donazione multipla di organi all’ospedale di Lodi
n Almeno cinque persone gli devono la vita, anche se non sapranno mai chi era: un 48enne stroncato lunedì da una malattia cardiaca ha donato infatti i due reni, le cornee, il fegato, il pancreas, ma anche valvole cardiache, alcuni vasi sanguigni e la pelle, con un intervento di prelievo multiplo che ha fatto tenere aperta una sala operatoria dell'ospedale Maggiore di Lodi dalle 20 fino alle 7 di ieri mattina. Nonostante il periodo semifestivo, l’Ao lodigiana ha organizzato alla perfezione la “macchina” della donazione di organi che, mediamente, scatta nell'ospedale del capoluogo non più di cinque volte l'anno. Più frequenti, invece, le donazioni di cornea. Gli organi, che devono essere impiantati in linea di massima non oltre le 12 ore, il “tempo di ischemia”, hanno subito preso strade diverse: Milano, Brescia, le banche dei tessuti.
«Donazioni multiple come questa richiedono una grande dedizione, motivazione e professionalità - sottolinea il primario anestesista Costantino Bolis - ed è doveroso ringraziare tutti, a partire dalla coordinatrice del centro prelievi del Maggiore Emanuela Cuccia fino ai tecnici della neurofisiologia».
La morte del 48enne è stata diagnosticata lunedì, a metà giornata: gruppo sanguigno e altri indicatori riguardo a compatibilità e stato degli organi sono stati trasmessi al “North italian transplant” per un primo confronto con le esigenze in lista d’attesa e si è acquisita la “non opposizione” dei familiari. Dopo l’arresto cardiaco però sono dovute trascorrere le sei ore di osservazione imposte dalla legge, e l'intervento di donazione è stato avviato dopo il nulla osta del collegio composto da un rianimatore, un neurologo e un medico della direzione sanitaria. Intanto dal Nit è arrivata l’equipe specializzata per il prelievo degli organi, che si è coordinata con la Rianimazione del Maggiore per la sequenza degli interventi: per primo è stato asportato il fegato, quindi i reni e, in ultimo, i tessuti.
«Essere arrivati a una media annua di cinque prelievi complessi in un ospedale come quello di Lodi, che non ha una neurorianimazione, è un grande risultato - spiega Bolis - perché solitamente questi interventi avvengono in strutture ospedaliere dove si registra un maggior numero di decessi di pazienti idonei, ad esempio per esito di incidenti stradali. Da Lodi molte di queste persone vengono trasferite, non appena c’è la minima speranza di poterle salvare, negli ospedali con neurorianimazione, per cui non escludo che il numero di lodigiani che donano organi sia molto superiore rispetto a quello degli interventi di prelievo effettuati nella nostra Ao».
Sulla destinazione degli organi vige la massima riservatezza, «ma la procedura della lista d’attesa è assolutamente trasparente - assicura Bolis - e viene derogata solamente se ci sono persone che senza un organo rischiano di morire nel giro di poche ore, in questo caso con una segnalazione di priorità che riguarda tutta Italia così come molti Paesi d'Europa».
Carlo Catena
© RIPRODUZIONE RISERVATA