Torna l’emergenza all’ospedale di Lodi, due pazienti inviati in terapia intensiva

Secondo gli operatori sanitari i pazienti che arrivano in pronto soccorso sono più gravi rispetto al recente passato

I numeri si mantengono stabili, a cambiare è il quadro clinico dei malati. Due pazienti, di 40 e 60 anni, sono stati trasferiti da Lodi nella terapia intensiva di Pavia, in questi ultimi giorni. Dalla fine di agosto, la media delle persone contagiate che arriva in ospedale viaggia tra le 10 e le 14 alla settimana. Se prima delle vacanze, però, i pazienti erano tutti asintomatici, risultavano positivi solo durante i controlli e la causa dell’accesso era diversa dal Covid, adesso, la situazione è cambiata. I malati che si presentano all’ospedale Maggiore di Lodi hanno sintomi riconducibili alla malattia, stati febbrili e polmoniti interstiziali. Anche gli esiti dei tamponi sono cambiati: se da maggio ad agosto, avevamo dei deboli positivi, invece, adesso, si tratta di positività piene. I tamponi risultano positivi per tutte e tre le componenti esaminate in fase di analisi di biologia molecolare. E quindi la capacità di diffusione del virus è maggiore.

Al momento, la terapia intensiva di Lodi non ha ricoverati con infezioni da coronavirus e l’ospedale Maggiore è Covid free, ma sono in corso valutazioni in merito. I malati da ricoverare vengono trasferiti al Sacco di Milano e negli ospedali di Pavia e Cremona, definiti dalla Regione ospedali Hub, cioè di riferimento per il Lodigiano. In questi giorni, per esempio, sono stati trasferiti, dal pronto soccorso, per il ricovero, due pazienti, uno di 45 anni e uno di 50.

Alla fine di settembre, sono stati inviati all’ospedale di Pavia 3 malati, uno 50enne, già dimesso, finito nel reparto di malattie infettive e altri due, invece, di 40 e 60 anni, ricoverati in rianimazione. All’ospedale di Pavia, che però è centro di riferimento oltre che per Lodi anche per la zona di Vizzolo e Melegnano, sono ricoverati 16 malati Covid, 6 dei quali in rianimazione, compresi i 2 di Lodi.

La maggior parte dei malati che arriva a Lodi, al momento, per fortuna, ha quadri clinici meno gravi di quelli riscontrati nei mesi pandemici. Nessun paziente, tra quelli assistiti in pronto soccorso, ha avuto bisogno di essere intubato o di utilizzare il casco.

L’ospedale di Sant’Angelo, che aveva chiuso in estate il servizio di telecovid perché non erano più presenti pazienti da monitorare, ora ha ripreso a funzionare. Secondo gli esperti, anche se le zone più colpite, attualmente, sono quelle metropolitane, meno coinvolte tra febbraio a maggio, questo non deve lasciarci tranquilli. «A fare la differenza, infatti, non è la quantità, ma la tendenza del fenomeno».

Se Lodi, al momento, ha meno casi rispetto al Sudmilano dipende anche dal fatto che la pandemia è partita da qui e abbiamo avuto 704 morti in un paio di mesi (secondo i numeri ufficiali e registrati dai tamponi; questi ultimi, almeno sul territorio, non venivano eseguiti).

L’ultimo ricoverato in terapia intensiva, a Lodi, è stato dimesso alla fine di maggio. Ed era stato ricoverato all’inizio della pandemia. È stato in rianimazione 96 giorni, più di 3 mesi.

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