Torna il Colloquio di San Bassiano, il vescovo in dialogo con le autorità del Lodigiano

Lunedì 20 febbraio nella Galleria dei Vescovi in Episcopio

La pace in questi momenti ci sembra qualcosa di lontano, quasi di impossibile, si percepisce una diffusa rassegnazione e un certo fatalismo.

Così ci troviamo a definire “le solite notizie di guerra” o i “soliti bombardamenti”, i “soliti profughi” i “soliti morti”, ma ogni volta sono vite che terminano e sogni che si infrangono; sempre nuovi, sempre di più.

Allo stesso modo, quasi senza rendercene conto, stiamo abituandoci a linguaggi e messaggi di guerra, a credere ancora che da perseguire sia la “vittoria” che passa per la soppressione dell’altro. A volte ci vengono disegnati scenari che descrivono dopo la guerra un “mondo nuovo” e migliore, ma ogni guerra lascia solo ferite da sanare, personali, politiche economiche e sociali.

Nella stessa direzione siamo sempre più sfiduciati delle trattative politiche, delle sanzioni economiche e finanziarie e ci paiono interessanti e produttivi solo gli sviluppi militari del conflitto.

Così abbiamo trasformato “l’ideale di pace”, un valore su cui costruire scelte e comportamenti, in una “pace ideale”, confinando cioè la pace nel mondo del desiderato e auspicato ma dell’irrealizzabile, del sogno.

La comunità politica internazionale è chiamata oggi a cercare con tutte le risorse possibili le soluzioni che riescano davvero a costruire la pace di fronte a questa drammatica guerra: agendo nel realismo, nell’imperfezione che contraddistingue l’agire dell’uomo, con pazienza e fiducia, ma mantenendo saldo il traguardo della pace.

Il realismo che ci deve contraddistinguere è quello si ancora alla verità, che non cade nella indeterminatezza, che sa prendere posizione, che non confonde aggressore ed aggredito, che non abbandona la giustizia né il diritto internazionale, che non cade nella passività o nell’immobilismo.

Azioni chiare nella direzione della pace che indichino ciò che ci importa è che questo conflitto termini, che dimostrino che una vita di un cittadino ucraino ha lo stesso valore di una vita di un russo, che chiariscano che desideriamo rivedere la gioia del popolo ucraino come di quello russo.

Il realismo della pace è affermare senza tentennamenti che la pace è l’unica soluzione possibile perché tutti vincano veramente e stabilmente.

Se abbandoniamo la prospettiva della pace il difficile dialogo tra le parti coinvolte diventa sempre più difficile e lo scivolamento del conflitto verso peggiori esiti sempre più probabile.

Allora dobbiamo davvero alzare lo sguardo e non cedere alla tentazione della rassegnazione.

Aiutiamoci tutti a capire come costruire insieme la pace che è in sé condivisione e reciprocità: la pace non si può costruire da soli.

Con questi sentimenti il Vescovo Maurizio, insieme all’ufficio di Pastorale Sociale diocesano, incontrerà il 20 febbraio presso il palazzo vescovile gli amministratori e le autorità civili, economiche e militari del territorio. Un momento di dialogo che, proprio perché ispirato ad un profondo realismo, vedrà partecipare anche l’on. Lorenzo Guerini che, soprattutto in relazione precedente incarico di Ministro della Difesa, potrà portarci la sua testimonianza e la sua esperienza.

Vorremo così ritrovarci uniti come comunità per confermarci di continuare ad essere, riprendendo le parole di don Primo Mazzolari, “uomini di pace, non uomini in pace”, immersi nel mondo e costantemente inquieti ed attivi con la vocazione per la pace.

Ritrovarci come comunità locale non è un gesto formale, perché la costruzione della pace parte proprio dalla realizzazione di una società più giusta. Nel suo famoso scritto “Tu non uccidere” lo stesso don Mazzolari scriveva: “La nostra arma di difesa è la giustizia sociale più che l’atomica. Abbiamo fatto innumerevoli esperimenti proviamo alla fine anche questo. È il riarmo più efficace”.

* Direttore dell’Ufficio di pastorale sociale della diocesi di Lodi

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