Test sierologici in provincia di Lodi, uno su sei è entrato in contatto con il Covid

I primi risultati dello screening a base volontaria che si concluderà il 6 novembre

Una persona su sei di quelle che si sono sottoposte all’indagine sierologica provinciale dimostra di essere stata in contatto con il virus. È il primo risultato ancora molto parziale dello screening di massa del Lodigiano, cui hanno aderito 18mila volontari e che si chiuderà il 6 novembre. Sui primi 3mila 900 test effettuati, i positivi al sierologico sono stati 625. Ma le differenze da comune a comune sono enormi, con percentuali altissime attorno alla prima zona rossa della Bassa (a Meleti il 50 per cento del campione) e con valori minimi invece nelle aree più lontane (a Valera Fratta il 4 per cento). Bisogna ricordare che l’adesione alla campagna, il cui progetto è autorizzato da Ats Città Metropolitana, è su base volontaria, e dunque il campione può essere statisticamente non rappresentativo della popolazione.

«Si tratta di alcuni primi dati parziali, mancano per esempio le città a partire dal capoluogo, e ancora non certificati – ricorda Giovanna Gargioni, primo cittadino di Borghetto, referente dei sindaci lodigiani in Ats e animatrice della campagna sierologica -. Tuttavia, ci sono già elementi interessanti e univoci: intanto la percentuale di persone entrate in contatto con il virus, come ampiamente prevedibile, è molto più alta di quella registrata ufficialmente in primavera. Poi si vede come il contagio si sia diffuso quasi a cerchi concentrici attorno alla prima zona rossa, con i paesi più vicini all’area di Codogno che hanno percentuali altissime, quelli più lontani molto basse. Attendiamo i dati di Codogno, Casale e degli altri comuni della Zona rossa, ma la prima indicazione sembra orientare in modo forte questa lettura».

Tra i comuni dove è già stata eseguita la campagna, a Meleti la percentuale di positivi al sierologico è del 50 per cento del campione, a Corno Giovine del 28 per cento, a Castelgerundo del 26,50 per cento, a Borghetto del 19 per cento, a Tavazzano del 16 per cento, a Massalengo del 12 per cento, a Lodi Vecchio del 10 per cento, a Valera Fratta del 4 per cento. Di tutti coloro che hanno sviluppato anticorpi, solo un tampone (eseguito contemporaneamente) è risultato positivo (tra l’altro, proprio quello di Giovanna Gargioni, a Borghetto). I familiari dei volontari che sono risultati positivi al sierologico potranno altrettanto spontaneamente rientrare nello screening in una seconda fase, dopo i prelievi programmati.

Dal punto di vista organizzativo, finora la campagna è andata molto bene. «Abbiamo messo in campo tutti uno sforzo importante – commenta Giovanna Gargioni -. Dobbiamo ringraziare l’equipe coordinata da Cinzia Fregni, infermiera coordinatrice del Punto Prelievi Area Nord dei Servizi Territoriali Aziendali, il laboratorio di Analisi e Microbiologia per il quale la referente di progetto è Silvia Bracco, e ancora la direzione generale e quella sanitaria, il dottor Gioia e il dottor Bernocchi, dell’Asst di Lodi e Regione Lombardia, che fornisce i tamponi poi elaborati dal Ptp Science Park. Gli utenti sono molto soddisfatti». Il test prevede il prelievo ematico e contestualmente il tampone, che però viene processato solo in caso di positività al sierologico. Al momento non ci sono state criticità. «Sì, è filato tutto liscio, solo c’è stata qualche defezione di troppo tra gli aderenti – spiega Giovanna Gargioni -. Visto invece l’andamento epidemiologico di questi giorni, con i numeri in aumento, sarebbe opportuno che tutti coloro che hanno dato l’adesione facessero uno sforzo per sottoporsi all’indagine».n

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