Test genetici contro il cancro, i pazienti costretti ad emigrare

«La normativa non ce lo consente» replica la direzione dell’Asst ma le associazioni chiedono il servizio

La prevenzione dei tumori, oggi, passa attraverso i test genetici. Ma a Lodi non li fanno. E gli ammalati sono obbligati ad emigrare altrove. A sottolineare il problema una paziente con un tumore al seno. Costretta a rivolgersi a Milano, nonostante «certe competenze siano presenti anche presso il nostro ospedale». I test di biologia molecolare vengono effettuati attraverso un prelievo di sangue. E sono in grado di dire se la persona in questione rischia di sviluppare, nel corso della vita, un tumore. Una bella opportunità, visto che esistono delle terapie farmacologiche preventive, ma anche degli interventi chirurgici ad hoc, piuttosto che esami diagnostici che svolti periodicamente sono in grado di intercettare il tumore nel momento del suo insorgere. Quello alla prostata, al colon retto, oppure il melanoma ed altre malattie ancora, a partire da quelle femminili: il cancro al seno, ma anche alle ovaie e al collo dell’utero.

Per discernere le persone idonee al test da quelle non idonee, lo specialista in genetica medica effettua un colloquio con la paziente e attraverso l’utilizzo di un software specializzato stabilisce se il rischio di contrarre un tumore è alto oppure no.

«A me piacerebbe riuscire ad offrire alle donne lodigiane il test nel nostro ospedale - commenta il responsabile della senologia Matteo Passamonti -; la gestione clinica delle donne con mutazione, invece, è così delicata che è giusto sia fatta in centri di riferimento. Un progetto per l’anno prossimo potrebbe essere quello di cooperare con un altro ospedale, almeno per la prima parte del percorso: colloquio iniziale, prelievo del sangue e poi valutazione successiva una volta ricevuto l’esito. Le pazienti che poi hanno una mutazione, invece, necessitano di percorsi in centri di riferimento: a Milano ne abbiamo 2. Tutto ciò che rientra nell’ottica di migliorare la vita delle pazienti è positivo. Vorrei riuscire a realizzare questo bel progetto nel 2018».

La direzione sanitaria dell’Asst, al momento, è cauta. «La normativa - spiega l’amministrazione - prevede la presenza di una equipe multidisciplinare con la presenza di un medico con la specializzazione in genetica e a Lodi non c’è. Abbiamo solo il biologo con la specializzazione in genetica medica». Le norme sembrano essere controverse. La presidente dell’Alao Carla Bertani Allegri, però, sempre in primo piano nella prevenzione dei tumori, spinge in questa direzione.

«Visto che la Breast unit di Lodi è diventata un punto di riferimento anche per le donne che arrivano da altre province - spiega -, mi auguro sia data a tutte la possibilità di fare questo esame. È un peccato che le donne siano costrette a rivolgersi altrove per il prelievo del sangue. Mi auguro che la figura che serve sia inserita nell’equipe».

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