
Suo padre non è grave, invece muore
Continuano le situazioni paradossali per gli invalidi
La commissione sanitaria di Lodi per l’invalidità civile non gli riconosce l’aggravarsi della situazione per due volte. Nonostante i certificati medici dicessero il contrario. E quando 5 mesi dopo gli scrivono che avrebbero potuto fare ricorso, l’ammalato, 84enne, era già morto da tre mesi. La richiesta era stata avanzata dalla figlia che voleva semplicemente usufruire dei diritti previsti dalla legge 104 e avere permessi di lavoro per accudire il padre negli ultimi mesi di vita.
La storia di F. D. di Lodi è simile a quella di tanti altri lodigiani. La procedura di concessione dell’invalidità civile è cambiata e nel passaggio delle competenze da Asl a Inps si è portata appresso una serie di problemi informatici. Ai quali si è aggiunta la decisione del governo di rivedere le invalidità già concesse, provocando situazioni al limite dell’incredibile. «Il 19 novembre 2010 - commenta la figlia dell’84enne - la commissione sanitaria di Lodi ha respinto la richiesta di aggravamento che avevo inoltrato per mio padre, cardiopatico, con 4 infarti alle spalle, 5 by-pass, ischemia cronica e insufficienza renale cronica alla quale si erano aggiunti da luglio 2010 (da qui la domanda di aggravamento, ndr) un impianto di pace maker dovuto a sincope, gonfiore e infezione agli arti inferiori che gli impediva di camminare, un ricovero per riabilitazione e, da ultimo, demenza senile in stato di progressivo avanzamento. Il 7 giugno 2010 gli avevano riconosciuto il 70 per cento, cioè un’invalidità medio grave, il 19 novembre riconoscevano ancora il 70 per cento, nonostante i certificati dei cardiologi dicessero che era gravissimo. Il 12 aprile scorso ho ricevuto la raccomandata con il giudizio della commissione, contro il quale avrei potuto fare ricorso entro 6 mesi. Peccato che mio padre fosse morto il 21 gennaio. Ogni commento è inutile». Tra quelli che si sono rivolti alle Acli di Lodi, sono ben 400 quelli che stanno attendendo dall’Inps una risposta. Stessa situazione alla Cgil. «Solo da gennaio - spiega il segretario dell’Inca Stefano Ruberti - abbiamo aperto 241 domande di invalidità. Stiamo cercando di fare pressioni sull’Inps perché si ottemperi a quello che la legge prevede, specie per gli oncologici. L’Inps deve fare delle verifiche straordinarie, volute dal governo, su 250mila cittadini già riconosciuti invalidi. Si verificheranno quindi doppie visite, dell’Asl e dell’Inps. Anche a Lodi le valutazioni mediche sono molto severe. Abbiamo aperto almeno una decina di pratiche legali». I patronati sindacali, Inca, Acli, Inas e Ital hanno deciso di dare battaglia insieme su questa partita. Anche alcuni medici della stessa Inps italiana hanno preso le distanze da certe procedure.
A Lodi, invece, per stare al fianco degli invalidi in questo momento, l’associazione Anmic, guidata da Enrico Agosti ha raddoppiato il suo impegno e ha lanciato un appello a quanti hanno bisogno di aiuto: «Gli invalidi civili - dice Agosti - che verranno chiamati alla visita di verifica presso l’Inps, al fine di garantire i propri diritti acquisiti, possono rivolgersi alla nostra sede provinciale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili di via San Francesco 22 (tel. 0371/421925) con la documentazione medica e saranno assistiti».
Cristina Vercellone
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