Stangata sul Gipsy: 20 giorni di chiusura

In un controllo la questura aveva trovato undici grammi di hascisc

Il Gipsy Cafè di via Grandi resterà chiuso per venti giorni. Lo ha deciso il questore Paolo Pifarotti, che ha disposto la sospensione temporanea della licenza dopo i controlli del 30 marzo scorso che avevano portato al sequestro di circa undici grammi di hascisc gettata a terra da alcuni clienti. Un provvedimento che viene giudicato dal titolare, Giovanni Samarati, «troppo pesante e punitivo» nei suoi confronti, che rischia addirittura di metterlo “in ginocchio”. «Se non avessi altri locali in Lodi, ora sarei veramente in difficoltà - spiega -. E la cosa incredibile è che, nel decreto della questura, il mio locale viene definito “pericoloso per l’ordine pubblico”».

Il Gipsy è aperto a San Fereolo, all’interno del centro commerciale MyLodi, da sedici anni, e già prima d’ora aveva subito provvedimenti analoghi, mai però così pesanti. Nel novembre del 2009, per esempio, la licenza venne sospesa per sette giorni dopo che un giovane di 16 anni finì in coma etilico dopo una serata passata qui con gli amici. Questa volta, però, dopo la chiusura forzata, la “storia” del Gipsy cambierà radicalmente: il locale infatti riaprirà, ma altrove, in zona Selvagreca. «Avevamo già programmato di spostarci alla fine di maggio, ora posso dire che in via Grandi non apriremo più. Finisce un’epoca per Lodi, il Gipsy ha segnato la storia recente di questa città, perché non c’è lodigiano che non sia passato da noi almeno una volta». Ieri, davanti al locale, c’erano le dipendenti che svuotavano i frigoriferi e gli scaffali, portando via i generi alimentari già acquistati e che rischiavano di deperirsi in questi giorni.

I controlli della questura erano avvenuti la sera del 30 marzo scorso, quando all’interno c’erano circa 80 clienti, tutti giovanissimi. Gli agenti fecero un controllo all’interno e nel piazzale esterno, e trovarono complessivamente undici grammi di hascisc divisi in tre parti: vicino all’ingresso c’era uno spinello già confezionato di un grammo; nel piazzale c’era un involucro che conteneva 8,16 grammi di sostanza stupefacente; infine, nei pressi del portaombrelli vicino alla porta di ingresso, c’era un ovulo di plastica contenente 1,37 grammi della stessa droga. I possessori non vennero individuati, perché se ne erano disfatti alla vista della pattuglia per non correre rischi, e così ora dovrà pagare “per tutti” il titolare del pub per non aver vigilato sui propri clienti. «Ma io cosa potevo fare - si difende Giovanni Samarati, titolare anche del Margot di via Sant’Angelo e della Pergola a San Martino -, non posso certo perquisire tutte le persone che entrano. E poi fumarsi uno spinello in Italia non è reato: visto che dentro è vietato fumare, lo fanno all’esterno, e quello che fanno lì non è certo mia responsabilità. Con queste sanzioni non si fa che punire i locali frequentati dai ragazzi più giovani».

Un provvedimento troppo pesante e punitivo secondo il titolare, che aggiunge: «È incredibile che, nel decreto della questura, il mio locale venga definito “pericoloso per l’ordine pubblico”»

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