
Un fiume di droga che dai campi si riversava su Lodi e su altre città lombarde. La questura di Lodi ha individuato due diversi gruppi di spacciatori, composti da marocchini e tunisini, che agivano fra Sant’Angelo, Villanova, Mulazzano e Melegnano e che riuscivano a guadagnare ciascuno fino a 5mila euro ogni sera. Fra i loro clienti c’erano anche tre giovani lodigiani di 19, 20 e 29 anni, che, secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile, avevano raccolto “l’eredità” dei diciannove albanesi finiti in manette due anni fa nell’operazione “Second generation”, accusati di aver assunto il monopolio dello spaccio in città. Loro si rifornivano mediamente di 20-30 grammi di cocaina due volte a settimana, che poi rivendevano a decine di ragazzi, anche minorenni, davanti ai bar più frequentati della città.
Le indagini, svolte sotto la guida del vice questore aggiunto Alessandro Battista, duravano da mesi e hanno portato alla luce un vastissimo traffico di stupefacenti. Ieri l’operazione (denominata “Scialla”, termine utilizzato nelle conversazioni telefoniche intercettate e che, nel gergo giovanile, è sinonimo di “tranquillo”) si è conclusa con l’esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere in due province (Lodi e Milano) e di tre misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza (notificate nel Cremasco). Per l’intera giornata sono stati impegnati circa sessanta poliziotti di Lodi e Milano, del reparto prevenzione crimine della Lombardia e del gruppo cinofili, oltre ai militari della guardia di finanza.
Il “cuore” dello spaccio sul territorio era dunque nelle campagne lodigiane e del Sudmilano. Qui agivano due diversi gruppi, che si posizionavano uno fra Sant’Angelo e Villanova e l’altro fra Mulazzano e Melegnano. Si nascondevano nella vegetazione e cambiavano spesso utenze telefoniche, e se qualcuno della banda veniva preso, come capitato per esempio a Borgo San Giovanni nei mesi scorsi, subito veniva spedito a tutti i clienti un messaggio con il nuovo numero da contattare. Per tutti questi fattori, quindi, localizzarli e identificarli è stato il lavoro più difficile e che ha portato via più tempo agli investigatori. Per farlo si sono seguiti soprattutto i clienti lodigiani, scoprendo poi, durante le indagini, che altri ne arrivavano anche dalle province di Piacenza, Pavia, Cremona e addirittura da Genova.
Fra Melegnano e Mulazzano agivano quindi due tunisini, D.A. di 27 anni domiciliato a San Giuliano e E.Y. di 20 anni domiciliato a Milano. A casa del primo i poliziotti hanno trovato, durante la perquisizione eseguita ieri mattina, quasi 5mila euro in contanti, il frutto dello spaccio avvenuto la sera precedente. Nei campi li accompagnava, forse dietro compenso di stupefacente, L.F. di 39 anni residente a Rivolta d’Adda. Fra Sant’Angelo e Villanova, invece, agivano quattro cittadini marocchini: F.A. di 43 anni, F.Y. di 26, E.R.M. di 21 e E.A.A. di 24, domiciliati a Milano e San Donato.
Ma le indagini hanno investito anche la città di Lodi. Qui infatti sono stati arrestati quattro giovanissimi (tre italiani e un tunisino) accusati di gestire lo spaccio nel capoluogo. In particolare A.F. di 29 anni e S.M. di 19, che si rifornivano nei campi, vendevano circa 70 grammi di cocaina ogni settimana a 60 euro al grammo, per un giro di affari di quasi 4mila euro ogni sette giorni. Si piazzavano davanti ai locali (risultati però estranei alla vicenda) e lì venivano raggiunti da decine di persone. Anche se nell’ultimo periodo S.M. era finito nei guai per altri reati (furto, rapina ed estorsione) e si trovava in carcere. Fra i loro clienti c’erano anche due ragazzi cremaschi (C.D. di 25 anni di Moscazzano e la sua fidanzata S.S. di 22 anni di Casaletto Ceredano) che a loro volta rivendevano la droga nei loro comuni e al confine fra Lodigiano e Cremasco, in particolare a Crespiatica e Corte Palasio. C.B. di 20 anni, invece, anch’egli di Lodi e residente in centro città, gestiva lo spaccio di grosse quantità di hascisc e marijuana ai ragazzi più giovani. Per fare i rifornimenti andava fino a Buccinasco e Assago. Oltre a loro è stato arrestato anche un tunisino di 33 anni, A.R., a sua volta coinvolto nello spaccio “al dettaglio” della cocaina in città.
Per i tre cremaschi coinvolti nell’inchiesta, infine, tutti denunciati, la procura di Lodi non ha disposto il fermo, ma “solo” solo l’obbligo di dimora nei rispettivi comuni di residenza.
Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere e tre provvedimenti di obbligo di dimora nel comune di residenza rappresentano il bilancio di una vasta operazione antidroga portata a termine dagli agenti della questura di Lodi a conclusione di un’indagine durata quasi due anni
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