Sottosuolo inquinato in via Sant’Angelo

È inquinato da solventi chimici che non sono ascrivibili all’attività delle pompe di carburante. Arrivano 27mila euro per un controllo serrato

Il sottosuolo dell’ex distributore Agip di via Sant’Angelo a Lodi è inquinato da solventi chimici, la regione stanzia altri 27 mila euro per tenerlo sotto osservazione. La contaminazione ha raggiunto l’acqua di prima falda, e ora si vuole monitorare il suo andamento e la sua direzione sia per evitare ulteriori rischi ambientali sia, se possibile, per risalire all’origine e quindi ai responsabili dell’inquinamento. Arpa esclude che l’attuale contaminazione sia infatti riconducibile all’attività del distributore. Dieci giorni fa Regione Lombardia ha stanziato un pacchetto di 42 milioni di risorse suddivise in due anni, il 2014 e il 2015, per una serie di attività di bonifica e per continuare le operazioni di controllo su altri siti inquinati. Tra le altre destinazioni dei fondi, 27 mila euro circa finiranno alla Provincia di Lodi per il controllo del sito ex Agip di via Sant’Angelo a Lodi. Come già in passato, sarà l’Arpa di Lodi e Pavia ad occuparsi dei monitoraggi. Nel biennio 2007-2008 era stata riscontrata una contaminazione del sito di via Sant’Angelo con la presenza di composti solventi clorurati, tutti cancerogeni. Nel 2012 Regione Lombardia aveva destinato alla provincia di Lodi, poi convenzionatasi in protocollo d’intesa con Arpa, 100 mila euro per il monitoraggio di quattro aree, il sito di via Sant’Angelo, appunto, l’area ex Sael in zona ospedale sempre a Lodi, l’area tra Fombio e Codogno dove aveva sede l’Akzo Nobel e infine un’area tra Sordio e Casalmaiocco. Le prime presentavano inquinamento da solventi clorurati, la quarta da metalli pesanti. Ora Regione Lombardia ha stanziato ulteriori 27 mila euro per proseguire nell’attività d’indagine sul sito ex Agip di via Sant’Angelo. In particolare Arpa e Provincia di Lodi continueranno l’attività di rilievo con i piezometri e i campionamenti. «L’attività si è svolta nel 2012 e 2013, e sono stati analizzati 13 campioni - spiega il direttore di Arpa Lodi e Pavia Angela Alberici -. Rispetto alle concentrazioni misurate nel 2007-2008 si è avuta una diminuzione dei valori che sono oggi inferiori alle cosiddette concentrazioni soglia di contaminazione, ad eccezione di un componente, il tetracloroetilene, che è ancora superiore. È stata confermata la direzione di flusso della falda acquifera, ma l’origine della contaminazione non è ragionevolmente attribuibile all’attività di distribuzione di carburante, e resta tuttora ignota». La contaminazione ha raggiunto «la prima falda, che ha una soggiacenza di 9-10 metri rispetto al piano campagna» e nella quale si trova fondamentalmente acqua piovana di raccolta o superficiale, non potabile. Non c’è alcun pericolo per l’attività dell’uomo, dunque, anche se rimane una ferita ambientale aperta e da monitorare di continuo.

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