Sono mille i reati in più nel territorio

L’anno scorso oltre 3700 furti mentre le rapine sono in lieve calo

Con 197 anni di storia sulle spalle, l’Arma dei carabinieri si conferma sempre più “argine” alla criminalità. Ieri, al comando provinciale dell’Albarola, si è celebrata la festa annuale per l’anniversario di fondazione ed è stata l’occasione, davanti a tutte le autorità del territorio, per fare il bilancio dell’attività svolta nel 2010 e del numero di reati consumati e scoperti. «I reati più diffusi rimangono quelli contro il patrimonio, soprattutto furti nelle abitazioni e negli esercizi commerciali» ha precisato il comandante provinciale Fabrizio Clementi nel suo intervento. Nel 2010, quindi, i reati complessivamente perseguiti dai carabinieri sono stati 6732, poco meno di venti al giorno, in crescita rispetto all’anno precedenti del 18,5 per cento (erano 5681). In 1496 casi (uno su cinque) si è trovato il colpevole, gli altri invece sono rimasti impuniti. A fare la parte del leone sono i furti, saliti in un anno da 3129 a 3759 (per il 95 per cento impuniti), seguiti a grande distanza dalle truffe (258, più 9 per cento rispetto al 2009), dai reati legati agli stupefacenti (76, con 2,3 chili di droga sequestrata) e dalle rapine, in calo del 15 per cento e passate da 58 a 49. Rilevante anche il numero di estorsioni, ben 10, tutte comunque risolte, e dei sequestri di persona, 3, tutti ancora senza colpevole.

L’azione di contrasto però non è mancata. Nel corso del 2010, infatti, ci sono stati circa 21mila servizi di pattuglia in provincia, compresi quelli dei carabinieri di quartiere («accolto con favore dalla cittadinanza di Lodi, che continua a esprimere in ogni circostanza giudizi lusinghieri sul suo operato» ha ricordato Clementi), affiancati da una massiccia attività investigativa. Così si è arrivati all’arresto di 184 persone (in calo comunque rispetto alle 250 dell’anno precedente) e alla denuncia a piede libero di altre 1887 persone. Spicca infine il numero di chiamate giunte al numero di emergenza “112”, ben 12mila, il che significa circa 33 al giorno. «Questi risultati sono stati ottenuti grazie alla collaborazione con le altre forze di polizia, coordinate dall’instancabile opera del prefetto di Lodi - ha aggiunto il tenente colonnello Clementi -. L’effettuazione massiccia di servizi di controllo ha costituito un formidabile deterrente alla diffusione di droghe, all’abuso di alcolici e al perpetuarsi di condotte scorrette e pericolose da parte degli automobilisti».

Ma fondamentale, al di là dei dati reali sulla sicurezza e sul numero di reati («Il territorio Lodigiano può essere considerato fra quelli meno colpiti da fenomeni criminali in Lombardia»), è anche la sicurezza “percepita” dai cittadini, il timore cioè di rimanere vittima di un evento criminoso. «LA DOMANDA DI SICUREZZA è E RIMANE ELEVATA, ED è FORTEMENTE SENTITA ANCHE NELLE CONTRADE più SICURE DEL TERRITORIO. NE CONSEGUE CHE l’attività DEI REPARTI DELL’ARMA VIENE AD ESSERE CONSIDERATA NON SOLO SUI RISULTATI CONSEGUITI, MA ANCHE, E SOPRATTUTTO, PER LA qualità DEL SERVIZIO RESO, CHE VEDE IL CARABINIERE SEMPRE più PUNTO DI RIFERIMENTO AUTOREVOLE, INFORMATO, AFFIDABILE E VICINO ALLA GENTE».

La cerimonia è stata anticipata, alle nove, dalla deposizione di una corona d’allora alla stele, davanti al comando provinciale, che ricorda le vittime italiane dell’attentato di Nassirya in Iraq. Poi sono arrivate le autorità: il prefetto Peg Strano Materia, il questore Paolo Pifarotti, il presidente della Provincia Pietro Foroni, il sindaco di Lodi Lorenzo Guerini e i primi cittadini di tanti comuni lodigiani (tutti con fascia tricolore), la direttrice del carcere Stefania Mussio, i vertici della guardia di finanza fra cui il comandante Michele Patrone. Davanti al palco delle autorità erano schierati tutti i reparti dei carabinieri con i rispettivi comandanti.

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