Sono 40mila le pensioni da fame

Pensionati con l’acqua alla gola, l’assegno mensile spesso non basta per far fronte alle spese. Soprattutto quando è l’unica fonte di reddito a disposizione. In tutto il Lodigiano si contano 68.365 pensioni, di queste quasi 40mila hanno un importo al di sotto dei 750 euro lordi, un dato rilevato dall’Inps e riferito al 2011, fornito dallo Spi Cgil, il sindacato che segue i problemi della categoria. «Bisogna fare attenzione - mette in guardia Loris Manfredi, il segretario provinciale -, perché il loro potere d’acquisto continua a calare. Si è calcolato che in Italia la diminuzione, nell’arco di 15 anni, è stata pari al 30 per cento. Con la nuova manovra saranno in molti a pagare il prezzo del mancato adeguamento, si dice spesso che “le pensioni non si toccano” ma questo non è vero, bisognerebbe semmai avere il coraggio di dire quello che si fa quando si prendono certi provvedimenti».

Un cittadino “tipo” che vive in provincia mette in tasca ogni mese un importo medio di circa 909 euro, i lodigiani sono sempre stati considerati nei dossier specializzati sull’argomento i Paperon de’ Paperoni dello Stivale. Le pensioni più numerose sono quelle di anzianità, 40.867 con una cifra media che si aggira attorno ai 1.142 euro; i veri “ricchi”, coloro che mettono in tasca un assegno che supera i 3mila euro sono 1.160.

All’interno della categoria riferita alle pensioni di anzianità, le più diffuse sono quelle comprese tra 250 e 490 euro, se ne contano infatti più di 8mila, subito seguite dalle pensioni tra 1.000 e 1.200 euro oppure tra 500 e 749 euro, che invece ammontano a più di 5mila.

«Anche se in giro se ne parla poco - sottolinea Manfredi -, è previsto che per le pensioni sopra i 2.250 euro lordi mensili, non scatterà l’adeguamento all’inflazione. Nel Lodigiano si tratta di circa 2.300 persone. Secondo i nostri calcoli, per le pensioni di 2.500 euro lordi al mese questo comporta una mancata perequazione di circa 500 euro l’anno. Come se su queste ricche pensioni si fossero aumentate le tasse di un ulteriore 1,6 per cento, così si riduce il loro potere d’acquisto».

Uno dei problemi all’attenzione del sindacato è quello della “finestra mobile”, introdotta per chi deve ritirarsi una volta per tutte dal mondo del lavoro e invece dovrà restare in servizio un anno in più. «La “sberla” consiste nel fatto che quell’anno in più non incide affatto sulla pensione e nemmeno sono previste delle modalità per sgravare aziende e lavoratori dal contributo aggiuntivo».

I pensionati hanno intenzione di scendere in piazza con una grande mobilitazione, che potrebbe essere unitaria. Lo Spi Cgil prenderà contatti con Cisl e Uil per realizzare l’iniziativa. «Prima di tutto deve essere fatta chiarezza sulle ricadute che la manovra avrà sulla gente - conclude Manfredi -, non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando della gente che si è rimboccata le maniche per costruire questo Paese. Non manifesteremo solo per difendere i pensionati, le conseguenze avranno un impatto sull’economia, sul lavoro e sui giovani, questi ultimi sono costretti ad appoggiarsi sull’assegno mensile spesso da fame dei genitori».

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