SOMAGLIA «Mauro Meles sempre nei nostri cuori»

L’infermiere e caposala della chirurgia sarà ricordato con una messa in ospedale presieduta dal vescovo Maurizio

Le iniziative in ricordo del caposala della chirurgia di Lodi, l’infermiere buono, scomparso il mese scorso a soli 52 anni, non si fermano.

Per una settimana la moglie e tutta la sua famiglia hanno espresso il loro cordoglio e il loro ringraziamento a quanti (tantissimi) hanno partecipato al loro dolore, attraverso il «Cittadino».

Una messa in suffragio di Meles sarà celebrata mercoledì 31 maggio, alle 14.30, nella cappella dell’ospedale Maggiore. La cerimonia sarà presieduta al vescovo Maurizio.

«L’abbiamo pensata alle 14.30 - spiega il cappellano dell’ospedale don Edmondo Massari - per favorire la partecipazione del personale sanitario. Il mercoledì alle 14.30, inoltre, ogni settimana, il personale si trova in chiesa a recitare il rosario per tutti gli ammalati».

In queste settimane sono stati numerosi i messaggi di cordoglio arrivati anche dai colleghi dell’infermiere buono.

«Se devo dire esattamente chi era per me Mauro mi metto a piangere», commenta l’attuale caposala Evelin Siori. Quando Meles si era candidato nel suo comune con il motto “L’importante non è cadere, ma rialzarsi una volta di più”, tutti i suoi colleghi medici e infermieri avevano sostenuto la candidatura. «Mauro è una grande persona - aveva scritto l’infermiera -, con una grande empatia per le persone in difficoltà. È un caposala capace e preparato e un grande amico».

«Stare qui è difficile - annota Evelin -, è complicato entrare in ospedale».

Settimane prima di andarsene Meles era andato a salutare tutti, persino al bar. Per questo lo ricordano tutti come un uomo di una grande umanità sempre vicino alle persone in difficoltà.

«Il dolore di tutti è ancora enorme - continua Siori -. Veniamo a lavorare con il suo spirito e i suoi insegnamenti, quelli di avere umanità e compassione per gli altri. Non era un uomo di tante parole. Lui spiegava con l’esempio e con i fatti. Parlava senza dire. Bisognava stargli vicino e imparare tutto da lui. È stato un esempio anche nell’affrontare la malattia».

«Mauro era una persona unica: fin da quando l’ho conosciuto a scuola, visto che era il mio docente di infermieristica mi ha sempre dato tanto - commenta l’Operatrice socio sanitaria Caterina Tommaso -; mi ha insegnato come lavorare; ci teneva tantissimo all’approccio con il paziente. Non si è mai tirato indietro, è sempre stato un capo giusto, onesto e pronto ad aiutare tutti quelli che glielo chiedevano. Si è sacrificato tanto per noi, per la chirurgia e per tutti quelli che lo chiamavano. Mauro era una persona unica, un grande maestro e un grande infermiere. Tanti infermieri oggi dovrebbero imparare dalle persone come lui; mi dispiace di aver lavorato troppo poco con Mauro; mancherà molto a tutti. Ha guidato la chirurgia in modo eccelso.Era una brava persona, un bravo infermiere, un bravo papà, un bravo marito. È stato un grande uomo e lo sarà sempre. Nessuno mai lo dimenticherà».

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