Soldi ai partiti, indagato un lodigiano

C’è anche un imprenditore di Lodi fra i trentuno indagati a Brescia per “finanziamento illecito ai partiti”. Al centro dell’indagine ci sono i circa 700mila euro di contributi elettorali che sono finiti, secondo l’accusa, nella disponibilità dell’ex assessore regionale Franco Nicoli Cristiani, tramite l’associazione ”Amici del Pdl“ o il Comitato “per Franco Nicoli Cristiani”.

Nei guai, quindi, è finito il 74enne Carlo Fenini, ex assessore comunale al bilancio nella prima giunta Ferrari e attualmente presidente di Addamarket srl, un consorzio con sede a Bresso che raggruppa vari spermercati e centri commerciali del nord Italia, compreso il Lodigiano. A lui viene contestato il versamento di 45mila euro, uno dei più consistenti fra quelli scoperti, a favore del Pdl, fondi dell’azienda che non sono stati deliberati dal cda e che non stati iscritti nel bilancio, come invece prevede la legge in tema di finanziamento ai partiti. «In questo momento non voglio dire nulla su questa vicenda - si è limitato a dire il diretto interessato, contattato telefonicamente -. Ho ricevuto l’avviso di garanzia, ma non ho ancora parlato con i pm». Con lui sono stati indagati altri trenta fra presidenti di cda, amministratori unici o di fatto di aziende che operano in vari settori: grande distribuzione, rifiuti e immobiliare. I fatti risalgono al biennio 2009/2011, quando Franco Nicoli Cristiani era consigliere e vicepresidente regionale.

Le indagini sono state condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia e coordinate dalla procura della repubblica. Oltre a Lodi, sono state interessate anche le province di Bergamo, Lecco, Milano, Sondrio e Monza-Brianza. L’avviso di garanzia è stato consegnato contestualmente a quello di chiusura indagini. Ora gli indagati hanno venti di giorni per chiedere di essere interrogati, anche se buona parte di loro sono già stati sentiti dai pm di Brescia.

Oltre ai 31 imprenditori e all’ex assessore, sono indagati anche la segretaria di Nicoli Cristiani, G.F., per “riciclaggio”, e il deputato del Pdl e vicepresidente della Provincia di Brescia Giuseppe Romele per “false informazioni ai pm”. La prima, in quanto tesoriera dell’associazione “Amici del Pdl”, è accusata di aver effettuato prelievi per 667mila euro grazie alla sua delega a operare sui conti. Il secondo, messo davanti ad alcune ricevute con la sua firma che attestavano la ricezione da parte dell’associazione “Amici del Pdl” di 50mila euro, ha negato l’autenticità delle firme, poi risultate effettivamente sue grazie a una perizia calligrafica.

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